Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

I lavoratori italiani dal 1923 al 1925 della Regia Università di Padova e di Roma è infatti riportato un grafico relativo ai salari dei braccianti nella provincia di Ferrara, da cui risulta "un andamento stazionario in forte contrasto con l'andamento dei prezzi e del costo della vita. " 10 Dinnanzi a questi fatti si potrebbe forse sostenere che la struttura eco– nomica dell'Italia non poteva reggere il peso dei salari che furono pagati ai lavoratori italiani nel 1920 e 1921 e che, perciò, se si voleva evitare un tra– collo del sistema economico, era indispensabile un regime di piu bassi salari. Si potrebbe perfino sostenere che la distruzione delle istituzioni democrati– che era necessaria per costringere i lavoratori a rinunciare alle condizioni che erano riusciti ad assicurarsi negli anni del cosiddetto "bolscevismo,, e a con– tentarsi di un tenore di vita piu basso. Quello che nessuno può affermare in buona fede è che le condizioni delle classi lavoratrici migliorarono dopo l'avvento della dittatura. Tuttavia nel 1926 Villari forn1 una descrizione al– lettante della prosperità crescente di cui godeva il popolo italiano grazie al regime fascista: Nessuno che oggi arrivi in Italia dopo alcuni anni di assenza può mancare di essere colpito dal migliorato aspetto della popolazione e del suo modo di vita. Basta soltanto visitare le campagne d"Italia e i quartieri operai delle città, osservare gli abiti e le calzature indossati dalla gente comune, vedere il cibo che comprano, i giocattoli che regalano ai loro bambini, il modo in cui arredano e mantengono le loro case, e con- frontare queste condizioni con quelle che esistevano prima della guerra, per rendersi conto dell'immenso miglioramento materiale. 11 Villari poco giudiziosamente non si limitò ad affermazioni generiche su giocattoli e calzature, ma scese a concrete tavole statistiche per dimo– strare quale "immenso miglioramento materiale,, aveva avuto luogo. Secon– do lui, dal 1913 al 1925 il consumo dello zucchero era aumentato da cinque a otto chilogrammi a testa per anno, e quello del caffè da 800 a 1.300 gram– mi; mentre prima della guerra ogni italiano aveva speso in media nove lire oro in tabacco, ora, nell'era fascista, spendeva sedici lire oro; il consumo dell'olio da tavola era aumentato da 19 a 29 chilogrammi a testa per anno; ecc. Chiunque consulti le statistiche ufficiali di cui si dispone scoprirà i se– guenti datiu: Popolazione: Caffè: consumo annuale in quintali media chilogrammi a testa 1913 1918 35.238.000 36.563.000 283.565 516.374 0,80 1,40 1922 1925 38.800.000 40.130.000 472.603 422.125 1,21 1,05 10 Rossi, I salari degli operai cit., p. 563. 11 VILLARI, The Fascist Experiment, cit., p. 131. Parlando all'Institute of Politics del Williams College, Villari insistette nel dire che "negli anni 1922-27, quando gli affari andavano bene dopo il ristagno e la disastrosa anarchia dei precedenti anni, il regime pro– mosse un aumento dei salari" (VILLARI, The Economics of Fascism, cit., p. 108). 12 "Annuario Statistico Italiano," 1917-1918, pp. 223-24; ibidem, 1919-1921, pp. 263-64; 153 Bibloteca Gino Bianco

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