Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Dall'" homo reconomicus" all'" homo corporativus 11 produttori? e che un po' per volta si voglia disciplinare regolare e soggiogare la volontà dei consumatori? A sentire ed a leggere le tante querele di miei colleghi, i quali si arrab– biano perché i consumatori non sanno scegliere la roba buona, hanno cento ubbie per la testa, preferiscono l'articolo con su questa o quella marca od etichetta nazionale o forestiera, vengono i brividi. Per poco che abbiano il mestolo in mano, si salvi chi può dagli uomini avviati, collocati! ( ...) Non verremo presto dappertutto al punto a cui giun– sero già avvocati, procuratori e farmacisti, ed ora vogliono arrivare medici, ragionieri, dottori commercialisti, ingegneri, geometri, ecc., ecc., di proclamare il numero chiuso e s'arrangi chi non è entrato! L'autore della lettera finiva tuttavia con l'affermare: "Vivo tranquillo perché so che il sistema è in mano dell'on. Mussolini, cioè di un uomo for– nito di un intuito straordinariamente pronto," ecc., ecc. Nell'Italia fascista tutti i salmi finiscono in gloria di Mussolini. "Ma," egli continuava, "è naturale che io desideri di persuadermi altres{ che il sistema corporativo è capace di funzionare per virtu propria oltreché per quella del suo capo. " 12 Il senatore Einaudi, direttore della rivista, nel commentare questa let• tera, spiegava che se la corporazione fascista voleva essere utile al paese non doveva interferire con la mobilità di uomini e capitale o impedire il sorgere di nuove imprese. Non deve portare alla "limitazione dei nuovi im– pianti," ma alla "creazione continua di nuovi ed alla contemporanea con– tinua eliminazione dei vecchi impianti superflui": Quale sia questo organo od insieme di organi o quale il meccanismo regolatore che sarà dagli organi creato non so; ( ...). So soltanto come cosa certa che l'ordinamento corporativo vivrà perché e se creerà organi e meccanismi capaci non di "limitare'' ma di "selezionare" imprese imprenditori lavoratori; non di escludere e di ridurre, ma di acco– gliere ed accrescere produttori e prodotti.1 3 Uomini come Einaudi vanno soggetti a simili dubbi perché sono figli del passato. Se fossero dotati di "fede corporativa" ripeterebbero col dottor Einzig: Nello Stato corporativo è impossibile che il produttore di materie prime sacrifichi gli interessi degli utenti di materie prime per soddisfare le richieste salariali dei suoi dipendenti, neppure è possibile che i produttori di beni finiti comprino la pace indu– striale a spese dei consumatori. 14 Mussolini annuncia solennemente che "nello Stato corporativo il lavoro non è piu l'oggetto dell'economia, ma il soggetto poiché è il lavoro che forma ed accumula il capitale. " 15 Nello Stato corporativo "la direzione della pro– duzione non viene imposta dall'alto, non da t1n organo o da un ente che sia al di fuori della attività produttiva, ma dalla corporazione e cioè dalle categorie stesse, in quanto sono le categorie che rivivono nelle corporazioni. u L. EINAUDI, La corporazione aperta, in "La Riforma Sociale," marzo-aprile 1934, pp. 134-35. [N.d.C.] 13 Ibidem, p. 147. 14 EINZIG, op. cit., p. 33. 15 Discorso alla seconda assemblea quinquennale del regime, il 18 marzo 1934 (Musso- LINI, XXVI, p. 186). 129 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=