Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascz·smo va n1acchina con l'aiuto non di un'ipotesi ma di una certezza. L'uomo corpo– rativo è già nato, esso esiste, opera, sopprime chiunque rifiuti di lasciarsi impregnare dalla nuova mentalità, educa le nuove generazioni, è certo del futuro. Da questa certezza del futuro alla descrizione del futuro come se fosse una realtà presente, il passo è breve: Il massimo risultato del fascismo è stato quello di mobilizzare le forze spirituali della grande maggioranza degli italiani in una campagna di cooperazione nazionale e di abnegazione contro le forze della cupidigia, della speculazione, dell'individualismo egoi– stico, contro la concorrenza rovinosa e lo spietato sfruttamento del piu debole, vale a dire delle classi piu povere. 10 In Italia il fascismo è riuscito, in misura notevole, a sgretolare il culto dell'egoismo. Lo spirito corporativo si è sparso in tutto il paese, grazie allo sviluppo di una nuova concezione del carattere pubblico della funzione di ciascuno impegnato nella produzione e nella distribuzione di beni. Secondo tale concezione, ogni datore di lavoro e ogni pre– statore d'opera è un impiegato pubblico nel piu largo senso della parola. Al tempo stesso, essi sono anche parte della organizzazione legislativa e amministrativa del paese. Questa duplice capacità conferisce loro certi doveri e certi diritti che sono sconosciuti in un sistema democratico parlamentare. Soprattutto, essa crea nelle loro menti il sentimento che essi fanno parte dello Stato e che i loro interessi sono identici a quelli dello Stato. 11 Nella corporazione sono mescolati i produttori di materie prime, i consumatori di prodotti finiti, e i negozianti sia all'i11grosso che al minuto. La giurisdizione della corporazione dovrebbe comprendere datori di lavoro e lavoratori in ciascun ramo della produzione e del commercio. Ciò signi– fica che la corporazione dovrà, allo stesso tempo, "disciplinare" il direttore della Fiat, i 25.000 operai occupati negli stabilimenti Fiat, il padrone di una piccola officina di riparazioni, l'operaio disoccupato, il padrone di un nego– zio di ferramenta, e innumerevoli altri. Chi armonizzerà gli interessi di gruppi e individui tanto diversi? Nel 1934, la rivista La Ri/orma Sociale pubblicava la lettera di un anonimo collaboratore, che confessava di essere particolarmente preoccupato riguardo al seguente problema: Come organizzeremo le corporazioni di quei lavoratori, di quegli imprenditori, di quegli agricoltori, di quei risparmiatori che non esistono? (...) Il mondo sinora è an– dato avanti non per merito di coloro i quali esercitavano una qualche industria avviata e mettevano sul mercato un qualche prodotto già conosciuto; ma per merito di coloro i quali hanno dimostrato la possibilità di buttare a terra, ricorrendo a nuovi sistemi di produzione e di organizzazione, le imprese esistenti o di creare nuove industrie per pro– dotti nuovi o non ancora introdotti. Quale sarà la sorte dell'inventore, ddl'innovatore in un mondo economico organizzato in corporazioni? Egli non appartiene a nessuna e, se riesce, tende a sovvertirne, forse a rovinarne qualcuna. L'innovatore non si troverà di fronte al muro di bronzo degli interessi costituiti e rafforzati dalla organizzazione giuri– dica ad essi data? Chi, ancora, si farà l'eco della domanda? Non si correrà il rischio che le corporazioni emanando fatalmente da produttori, da lavoratori e da commercianti non siano portate a spostare il punto d'appoggio del mondo economico, che finora ha sempre fatto perno sui bisogni dei consumatori, sul perno opposto che è l'offerta dei 10 GoAD, The Making of the Corporate State, cit., p. 13. Cfr. GoAD e CURREY, op. cit., pp. 13 sgg. 11 EINZIG, op. <!-it., pp. 9, 31. 128 Bibloteca Gino Bianco

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