Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo Il piu volgare demagogo nella piu degenerata delle democrazie non ha mai blandito un pubblico di operai con tanto sfoggio di roboanti promesse. Pochi giorni dopo, il 15 ottobre, la confederazione industriali si riun1 a Roma per la sua assemblea nazionale. Il commissario governativo, Pirelli, uno dei piu ricchi industriali italiani, nel suo discorso inaugurale non fece riferimento alcuno alla giustizia sociale, al lavoro garantito, ai salari equi, alle case decorose, e alla distribuzione della ricchezza. Egli spiegò che l'inter– vento dello Stato per regolare la produzione non era una novità fascista, perché era esistito anche "nel periodo liberale." Gli industriali erano giu– stamente sensibili al riconoscimento dato dal fascismo all'iniziativa indivi– duale e alla proprietà privata. Poiché questa "molla insostituibile di pro– gresso umano e civile e di benessere collettivo" era stata salvaguardata con– tro tutti gli attacchi, i datori di lavoro non avevano alcuna ragione di re– spingere l'" intervento disciplinatore dello Stato nei suoi multiformi aspetti potenziatori, moderatori, coordinatori, limitatori," del quale anzi hanno sentito profondamente la necessità: Non ho bisogno di richiamare la vostra attenzione sulla portata che noi datori di lavoro attribuiamo al riconoscimento della iniziativa individuale e della proprietà pri– vata - due aspetti dello stesso fenomeno; a questo caposaldo della dottrina economica del fascismo, scolpito nelle tavole dell'ordinamento politico· ed economico del regime, che inevitabili deviazioni dottrinarie non possono neppure scalfire. (...) D'altra parte la fun– zione dei rappresentanti del partito nelle singole corporazioni, la composizione della assemblea del Consiglio nazionale delle corporazioni (...), e soprattutto i poteri che sono riservati al capo del governo, costituiscono la piu sicura garanzia che (. ..) sarà evitato il prevalere dell'egoismo delle varie categorie.7 Dopo il discorso di Pirelli, sali alla tribuna Mussolini e lodò gli indu– striali italiani che "non hanno nulla da invidiare alle altre nazioni " 8 - di solito la sua eloquenza consiste nel lusingare il suo pubblico - e si guardò bene dal bisbigliare una sola parola sulla rivoluzione sociale fascista. Pochi giorni dopo affidò al conte Volpi, uno dei piu ricchi capitalisti di tutta Italia, il compito di attuare la rivoluzione sociale nella sua qualità di presi– dente della confederazione industriali. . Finalmente, il 9 novembre, la stampa pubblicava i nomi dei membri delle corporazioni. Come era naturale, tra i rappresentanti dei datori di lavoro si trovavano quasi tutti i maggiori capitalisti italiani. Tra coloro che avrebbero dovuto rappresentare i prestatori d'opera, c'erano 127 avvo– cati, professori, dottori, ingegneri, ragionieri, ecc. Di persone che provenis- ~ sero davvero dalle fila dei lavoratori manuali se ne potevano contare una ventina a mala pena. I nominativi proposti dai presidenti delle federazioni erano rimasti avvolti nel mistero fino a che Mussolini non li ebbe ratificati. Come tutti _ gli accordi segreti, essi provocarono ogni sorta di supposizioni e di voci. 114 7 "L'Organizzazione Industriale," 15 ottobre 1934. [N.d.C.] s Ibidem, e MussoLINI, XXVI, p. 363. Bibloteca Gino Bianco

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