Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

La n·voluzione permanente di Mussolini piccole compagnie .. È chiaro che il laissez-faire delle piccole imprese scom– pare per incrementare il laissez-fa1:re delle grandi imprese. Vale la pena di notare che questo decreto-legge fu promulgato pochi giorni dopo l'emanazione delle norme di attuazione delle già previste cor– porazioni. Prima di emanare tale decreto il governo si guardò bene dal chiedere il parere del Consiglio nazionale delle corporazioni o delle sue sezioni, e neppure ritenne necessario attendere che le corporazioni comin– ciassero a funzionare e sottoporre la questione alla loro attenzione. Esso sop– presse senza alcuna esitazione le piccole società cooperative e consegnò i piccoli proprietari, legati mani e piedi, nelle grinfie delle grosse compagnie. L'estate del 1934 e parte dell'autunno furono spesi nella preparazione della rivoluzione sociale fascista, cioè nella scelta di coloro che avrebbero dovuto formare le ventidue corporazioni. Il 6 ottobre, avvicinandosi la data fatidica, il Duce espose il programma della rivoluzione in un discorso agli operai milanesi che, secondo il Corri.eredella Sera, era diretto alle genti di tutto il mondo, e secondo la Stampa "ha echeggiato in tutto il mondo": Voi siete qui in questo momento, protagonisti di un evento che la storia politica di domani chiamerà il "discorso agli operai di Milano." Attorno a voi sono in questo momento milioni e milioni di italiani. Ed anche oltre i mari e oltre i monti altra gente sta in ascolto. (...) Cinque anni fa [ 1929], in questi stessi giorni, le colonne di un tempio che pareva sfidare i secoli [Wall Street], crollavano con immenso fragore. (...) Che cosa c'era sotto a queste macerie? Non solo la rovina di pochi o molti individui, rna la fine di un periodo della storia contemporanea, la fine di quel periodo che si può chiamare dell'economia liberale-capitalistica. (...) Si tratta del trapasso da una fase di civiltà ad un'altra fase. Non piu l'economia che mette l'accento sul profitto individuale, ma l'economia che si preoccupa dell'interesse collettivo. Davanti a questo declino con– statato e irrevocabile vi sono due soluzioni per dare la necessaria disciplina al fenomeno produttivo. La prima consisterebbe nello statizzare tutta l'economia della nazione. (...) L'altra soluzione è la soluzione che è imposta dalla logica e dallo sviluppo delle cose: è la soluzione corporativa; è questa la soluzione dell'autodisciplina della prcxluzione affidata ai produttori. Quando dico prcxluttori non intendo soltanto gli industriali o datori di lavoro: intendo anche gli operai. Il fascismo stabilisce l'uguaglianza verace e profonda di tutti gli individui di fronte al lavoro e di fronte alla nazione. La differenza è soltanto nella scala e nell'ampiezza delle singole responsabilità. (...) L'obiettivo del regime nel campo economico è la realizzazione di una piu ampia giustizia sociale per tutto il popolo italiano. Tale dichiarazione, tale impegno solenne io riconfermo dinanzi a voi e questo impegno sarà integralmente mantenuto. Che cosa significa questa piu alta giustizia so– ciale? Significa il lavoro garantito, il salario equo, la casa decorosa, significa la possibilità di evolversi e di migliorare incessantemente. Non basta: significa che gli operai, i lavo– ratori, devono entrare sempre piu internamente a conoscere il processo produttivo e a partecipare alla sua necessaria disciplina. (...) Se il secolo scorso fu il secolo della potenza del capitale, questo ventesimo è il secolo della potenza e della gloria del lavoro. Io vi dico che la scienza moderna è riuscita a moltiplicare le possibilità della ricchezza; la scienza, controllata e pungolata dalla volontà dello Stato, deve risolvere l'altro problema: il problema della distribuzione della ricchezza in modo che non si verifichi piu l'evento illogico, paradossale ed al tempo stesso crudele, della miseria in mezzo all'abbondanza. 6 6 MUSSOLINI, XXVI, pp. 356-57. 113 Bibloteca Gino Bianco

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