Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Verso la rivoluzione sociale Successivamente il Duce impart1 ai suoi ascoltatori una lezione for– male sulla storia del capitalismo. Ignorando il capitalismo commerciale che prevalse dal tredicesimo al diciottesimo secolo, tralasciando l'industrialismo inglese del diciottesimo secolo, e confondendo il capitalismo con l'industria– lismo, egli fece nascere il capitalismo nel 1830. Poi divise la storia del capi– talismo in tre periodi: 1. Il capitalismo dinamico o eroico, dal 1830 al 1870, età d'oro della iniziativa privata e della libera concorrenza. Questo periodo fu dominato dalle dottrine dell'individualismo economico e della scuola del laissez-faire, la quale diceva allo Stato: Voi, Stato, avete un solo dovere, di far si che la vostra esistenza non sia nemmeno avvertita nel settore dell'economia. Meglio governerete, quanto meno vi occuperete dei problemi di ordine economico. 2. Il capitalismo statico, dal 1870 al 1914. È questo il periodo in cui si formano cartelli, sindacati, consorzi. Il capitalismo diventa protezionista, e l'era della libera concorrenza giunge al suo termine. Il laissez-fa1:re "viene colpito a morte." La stessa legge della domanda e dell'offerta non è piu un dogma perché attraverso i cartelli ed i trusts si può agire sulla domanda e sull'offerta. 3. Il capitalismo decadente o supercapitalismo. Esso nacque durante la guerra mondiale e produsse Kreuger e tutto il resto: L'impresa capitalistica si inflaziona. L'ordine di grandezza dell'impresa passa dal milione al miliardo. ( ...) Tutto diventa abnorme. ( ...) E questo il momento preciso nel quale l'impresa capitalistica, quando si trova in difficoltà, si getta di piombo nelle braccia dello Stato. È questo il momento in cui nasce e si rende sempre piu necessario l'inter– vento dello Stato. (...) Ormai non c'è campo economico dove lo Stato non debba inter– venire. Se noi volessimo cedere per pura ipotesi a questo capitalismo dell '\.lltima ora, noi arriveremmo de plano al capitalismo di Stato, che non è altro che il socialismo di Stato rovesciato! ( ...) Questa è la crisi del sistema capitalistico. Quindi non il capitalismo ma il supercapitalismo era prossimo alla fine. L'Italia, fortunatamente, era immune da quasi tutti i mali del supercapita– lismo dinamico ed eroico: L'Italia (. ..) deve rimanere una nazione ad economia mista, con una forte agri– coltura, che è la base di tutto, ( ...) una piccola e media industria sana, una banca che non faccia delle speculazioni, un commercio che adempia al suo insostituibile compito, che è quello di portare rapidamente e razionalmente le merci ai consumatori. Sino a che rimaneva eroica, perciò, la borghesia italiana poteva contare sulla protezione di Mussolini. Ma in che modo il capitalismo eroico-dinamico degenerò prima in un capitalismo statico e poi in un supercapitalismo? La colpa, secondo Musso– lini, era dell'individualismo economico, che aveva tolto ogni freno all'ini- 107 Bibloteca Gino Bianco

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