Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Verso la rivoluzione sociale Ci consente di fare un passo decisivo innanzi in questo settore della rivoluzione. Non si dovrà aver paura di avere coraggio. Si tratta di stabilire quante dovranno essere le corporazioni di categoria, come dovranno essere, e che cosa dovranno fare. Bisogna creare organismi che non rappresentino semplici costruzioni teoriche, ma organismi nei quali circoli e vibri, continua e potente, la vita. 11 Il 7 ottobre 1933, in una intervista con un inviato speciale del Echo de Paris, Mussolini sparò un nuovo colpo d'artiglieria: Sapete voi che io preparo grandi cose? Io voglio arrivare al regime corporativo e vi arriverò. Io voglio che il lavoro si organizzi in funzione degli interessi dei consu– matori, dei produttori, degli operai, dei tecnici. Lo Stato non dovrà intervenire che come arbitro supremo, come difensore della collettività. Alla corporazione spetta di regolare tutti i problemi della produzione, voi mi intendete, tutti i problemi della produzione, poiché non si deve fabbricare qualunque cosa e in qualunque momento. Ciò è follia e genera delle catastrofi. Bisogna finirla con le vecchie idee del capitalismo liberale. Io costituirò, dunque, le corporazioni; corporazioni di categoria per l'industria, corporazioni per prodotto per l'agricoltura. Il mio piano è definito. [Io ho attuato le riforme politiche essenziali, e ora ho le mani libere per modificare il sistema economico. È mia intenzione fare degli esperimenti come vanno facendo Roosevelt e Stalin.] 12 La nuova era stava davvero per cominciare. Cosf scriveva un alto fun– zionario delle organizzazioni sindacali fasciste: Indubbiamente la corporazione è stata, sin qui, soltanto il sogno e la vaga aspira– zione di pochi studiosi ed intellettuali ( ...). Certo, sino a ieri, i lavoratori ignoravano che cosa fosse e che cosa potesse essere la corporazione. (...) Ma quando Mussolini proclama: "lo voglio arrivare al regime corporativo e vi arriverò (...)" la corporazione (...) assume, d'un tratto, lineamenti e contorni precisi nella mente dei lavoratori. 13 Da allora in poi le future corporazioni di categoria non furono piu chiamate corporazioni di categoria, ma semplicemente corporazioni. Esse, e non il consiglio nazionale e le sue sezioni, dovevano essere considerate le vere corporazioni che da anni erano oggetto di discussione. Finalmente, il 14 novembre 1933, l'ora suonò di rivelare se la depres– sione economica mondiale era una crisi nel sistema o del sistema capitalistico: Domanda grave, domanda alla quale non si poteva rispondere immediatamente. Per rispondere è necessario riflettere, riflettere lungamente e documentandosi. Oggi ri– spondo: la crisi è penetrata cos1 profondamente nel sistema che è diventata una crisi del sistema. Non è piu un trauma, è una malattia costituzionale. Oggi possiamo affer– mare che il modo di produzione capitalistica è superato e con esso la teoria del libera– lismo economico che l'ha illustrato ed apologizzato. (...) Oggi ( ...) noi facciamo nuova– mente un passo decisivo sulla via della rivoluzione. (...) Una rivoluzione per essere grande, per dare una impronta profonda nella vita di un popolo nella ston·a, deve essere sodale. 14 11 MUSSOLINI, XXVI, p. 57. 12 "Il Lavoro Fascista,,, 10 ottobre 1933; ma il testo italiano, come avvertiva in una nota anche Salvemini, apparve privo degli ultimi due periodi, che si riportano perciò tradotti. [N.d.C.] 13 V. GALBIATI, Le corporazioni di categoria nelle aspirazioni dei lavoratori, Roma, Pal– Iotta, 1933, pp. 8-9. 14 MUSSOLINI, XXVI, pp. 87, 95. 105 Bibloteca Gino Bianco

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