Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo I turisti che in Italia, volgendo le spalle a musei e gallerie, si mettevano alla ricerca delle corporazioni erano non poco sorpresi di scoprire che il Consiglio nazionale delle corporazioni aveva sotto di sé una sola corpora– zione, la Corporazione dello spettacolo. Uno Stato corporativo con una sola corporazione - e per di piu quella dello spettacolo! - sarebbe presto ca– duto nel ridicolo. 8 Ancora una volta dovette intervenire il mago corporativo. La prima indicazione che si era alla vigilia di un evento decisivo nella storia del genere umano, si ebbe il 16 ottobre 1932, quando Mussolini sollevò il problema di vedere se c'era nessuna speranza che il mondo potesse mai risollevarsi dallo stato di depressione in cui era precipitato nell'autunno del 1929, in seguito al tracollo americano. Tutti coloro che credono di risolvere la cr1s1 con rimedii miracolistici sono fuori strada. O questa è una crisi ciclica "nel" sistema e sarà risolta; o è una crisi "del" siste– ma, ed allora siamo davanti a un trapasso da un'epoca di civiltà ad un'altra. 9 Il 15 maggio, l'approssimarsi del grande evento si annunciò con un secondo segno rivelatore. Mussolini, parlando al Comitato corporativo cen– trale (cfr. sopra p. 97), stabili che quanto prima sarebbero state costituite le corporazioni di categoria per svolgere "nel campo dei rapporti economici fra le categorie produttive, una attività diretta ad armonizzarle e svilupparle ai fini del progresso e della disciplina unitaria della produzione. " 10 In un articolo pubblicato nella rivista Gerarchia, maggio 1933, il sotto– segretario Biagi spiegò, con l'autorità che la sua alta carica gli conferiva, che il fascismo finalmente aveva raggiunto la svolta decisiva del suo corso: Finora non si riteneva ancor chiusa la fase sindacale e sembrava quindi prematuro iniziare quella corporativa: sembrava necessario procedere con prudenza. Ma ora che gli istituti dell'ordinamento sindacale sono nella pienezza delle loro funzioni ed hanno otti– mamente superato la prova dei fatti, si può ritenere giunto il momento di andare avanti. Si tratta di completare e perfezionare la costruzione, integrando la organizzazione sinda– cale con quella corporativa, mediante la costituzione di quegli organi di collegamento intersindacali che la legge del 3 aprile 1926 prevedeva e che rappresentano forse la concezione piu originale ed ardita del sistema sindacale, di cui quella legge ha gettato le basi. Ma che cosa dovevano essere queste "corporazioni di categoria"? Quali persone dovevano formarle? Quali dovevano essere i loro poteri? Il 18 settembre 1933, all'assemblea generale del Consiglio nazionale delle corporazioni, il Duce annunciò che "il problema è ormai maturo": s Alla conferenza di Londra del 1933, il dottor Hugh Dalton disse: "Il concetto dello Stato corporativo e la sua teoria, intorno ai quali ho letto molto, mi portarono a credere che si fosse costituita una rete di istituzioni corporative. In proposito debbo confessare che me ne tornai non proprio deluso, ma rendendomi conto che tutto ciò ancora non era stato pienamente realizzato. [ ... ] Chiesi a Mussolini in che misura la rete di istituti corporativi da lui voluti era stata messa in opera nell'industria italiana. Egli rispose: 'Procediamo con grande prudenza.' E aggiunse che, ad eccezione di un caso particolare e di portata modesta, quello della professione teatrale, il meccanismo corporativo non era ancora ultimato" (The State and Economie Life cit. p. 222). 9 MUSSOLINI, XXV, p. 136. 10 "Sindacato e Corporazione," maggio 1933, p. 781. [N.d.C.] 104· Bibloteca Gino Bianco

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