Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Il Consiglio nazionale delle corporazioni bastato. Ma i datori di lavoro erano assolutamente contrari a riconoscere in qualsiasi caso il diritto dei funzionari sindacali di investigare sui loro affari privati. Il presidente della Confederazione dei sindacati industriali, Clavenzani, in un discorso alla Camera il 23 maggio 1933, fece tristemente appello al governo perché ponesse rimedio a tale ingiustizia: Noi dunque dovremmo avere la possibilità di accertare tutti gli elementi di rendi– mento, di tempo, di attrezzatura tecnica, che concorrono alla formazione del salario ( ...) e ciò anche per evitare che si facciano concessioni a chi non dovrebbe averne e non se ne facciano a chi dovrebbe averne. ( ...) Queste inie richieste ( ...) debbono essere soltanto intese come desiderio vivissimo di tutti gli organizzatori dei lavoratori. 8 · Qualche giorno dopo, nel Lavoro Fascista del 2 giugno 1933, lo stesso Clavenzani ripeté le sue lamentele: Mentre all'organizzazione sindacale dei lavoratori continuano a pervenire richieste di alleggerimenti salariali, non si danno ad essa le possibilità di esaminare tutti quegli elementi dì tempo, rendimento e attrezzatura tecnica necessari ad una esatta valutazione delle richieste stesse. A questo riguardo è necessario ripetere che 1 nei confronti della produzione, le responsabilità sono divise in parti uguali tra dirigenti dei datori di lavoro e dirigenti di operai: occorre pertanto che l'organizzazione dei lavoratori sia essa pure costantemente in possesso di tutti gli elementi di valutazione; e ciò anche per evitare che siano concesse riduzioni a chi potrebbe farne a meno e negate a chi ne ha veramente bisogno. 9 Nessuno badò a tali lamentele e il suo autore non vi insistette. Tutte le misure legislative con le quali il governo ha cercato di far fronte alle crisi economiche furono decise dagli organi politici della dittatura: il Gran Consiglio, il Consiglio dei ministri, il Direttorio nazionale del partito e, in ultima analisi, da Mussolini e dai suoi consiglieri privati. Una volta sola, nel novembre 1931, il consiglio fu richiesto di esprimere il proprio parere su una questione di importanza vitale: il problema delle esportazioni e delle importazioni. Il consiglio discusse la cosa con grande solennità. Natural– mente ci fu uno scontro tra il gruppo liberista e quello protezionista. Musso– lini pose fine alla discussione dichiarandosi egli stesso in favore del regime protezionista, purché con ciò non si incoraggiasse la mancanza di iniziativa. Tale discuss1:oneavvenne due mesi dopo che il regio decreto 24 settembre 1931 aveva imposto un dazio del 15 per cento ad valorem su tutte le merci importate. La discussione, pertanto, non avrebbe potuto avere comunque alcuna rilevanza pratica. Si trattò soltanto di uno dei soliti capricci di 8 A. P., Camera, Legislatura XXVIII, Discussioni, vol. VIII, p. 8914. 9 In un discorso tenuto a Basilea nell'ottobre 1927, Bottai affermò che "alle vecchie con– troversie nettamente e grettamente salariali fra le categorie di datori di lavoro e di lavoratori, si sostituiscono ora delle questioni piu complesse, nelle quali alla pura e semplice richiesta economica [ciò che intende è discussione sui salari] subentra un'indagine piu lata e piu com– pleta sulle condizioni della produzione sui metodi che questa impiega, sulle caratteristiche e sul rendimento della mano d'opera, s~lle possibilità di espansione e di esportazione, su tutti gli aspetti insomma che involgono il complesso problema produttivo: ed a tali esami e discus– sioni apportano il loro quasi sempre sereno, se pur appassionato contributo, sia i sindacati padronali che quelli operai" (G. BOTTAI, La Carta del Lavoro, in La civiltà fascista cit., p. 389). 99 Bibloteca Gino Bianco

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