Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

In una stanza buia alla ricerca di un gatto nero che non c'e zazione e lo sviluppo delle industrie che essi rappresentano al fine di assicurare un maggiore coordinamento e semplificazione in modo tale da ridurre i costi di produzione e intensificare la resa. L'organizzazione scientifica della produzione è interesse dei lavo– ratori non meno che dei datori di lavoro, e le corporazioni offrono loro la possibilità di esprimere il proprio punto di vista e segnalare il loro voto su un piano di completa eguaglianza. Esse possono descriversi come organismi permanenti deliberativi e consultivi, su base rappresentativa [ l], in contatto diretto col governo, nominati per lo studio di ogni fenomeno riguardante la prosperità di un'industria. Le corporazioni agiscono anche come collegi arbitrali nelle vertenze di lavoro, prima che il caso venga deferito ai tribu– nali del lavoro. Essi organizzano gli uffici di collocamento sotto il controllo congiunto di datori di lavoro e lavoratori, e regolano le condizioni del tirocinio e apprendistato. Nel 1930, un fascista ungherese, Kemechey, in un libro scritto in colla– borazione con Bottai (il fatto merita di essere sottolineato), dette le seguenti informazioni in merito alle non ancora nate corporazioni: La collaborazione tra le diverse classi sociali ha trovato la sua espressione nella corporazione. Le corporazioni sono organismi superiori colleganti i vari fattori della produzione. I numerosi sindacati [ organizzazioni legali] di datori di lavoro e lavoratori hanno z·l compito di scegliere un ugual numero di rappresentanti, e insieme questi rappre– sentanti formano le corporazioni alla cui testa siede un rappresentante dello Stato. Ci sono sei grandi corporazioni, corrispondenti ai sei settori principali della produzione e alle loro dodici confederazioni. Le corporazioni sono appena all'inizio del loro sviluppo. · Il loro statuto non è stato ancora completamente elaborato, ma il loro fine è stato definito. 14 e '· " .,, f .. h . 1 . osi 1 pensatori asc1st1 anno inventato un nuovo genere etterar10: la fiaba corporativa. 15 14 KEMEomY, Il Duce, cit., pp. 13, 254-57. 15 Poiché abbiamo tante volte riportato le errate affermazioni cli Villari, ci sentiamo obbligati a riconoscere come almeno su questo si dà il caso che nel 1929 abbia scritto la verità: "Il programma fascista stabilisce la formazione delle corporazioni nel numero di sei. Sino ad oggi questi organismi non sono stati ancora costituiti" (VILLARI, Italy, cit., p. 227). I redat– tori del numero di "Fortune," luglio 1934, ammettono che per molto tempo lo Stato corpo– rativo è esistito soltanto nell'immaginazione; ma invitano il lettore a tener conto del fatto che "gli italiani non conoscono la rigida distinzione anglo-sassone tra tempo presente e tempo futuro. In Italia, quando si stia per costruire una strada, vi potete sentir dire che è stata costruita, senza intenzione di mentire." Anche l'autore della relazione The Economie and Fi– nancial Position of Italy, cit., p. 4, ritiene che gli italiani abbiano l'abitudine, "illogica per la mentalità inglese, cli approvare leggi nelle quali si fa riferimento, come se esistessero, a mec– canismi i quali, anche se previsti sulla carta, di fatto cominceranno a funzionare soltanto piu tardi." Se queste parole si riferissero esclusivamente ai fascisti italiani e ai loro amici non italiani, compresi gli anglo-sassoni, si potrebbero accettare senza alcuna protesta. Ma perché attribuite questo fervore immaginativo agli italiani soltanto e a tutti gli italiani? 95 Bibloteca Gino Bianco

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