Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo neata Rocco nel 1920, riusc1 a penetrare nella legge del 3 aprile 1926. Questo è evidente nell'articolo 3, il quale stabilisce che: "Le associazioni di datori di lavoro e quelle di lavoratori possono essere riunite mediante organi cen– trali di collegamento con una superiore gerarchia comune." Tale legge crea– va lo Stato sindacalista - sindacalista alla maniera di Mussolini e non alla maniera di Georges Sorel - e non lo Stato corporativo. Il regolamento del 1 ° luglio 1926 dava il nome di "corporazioni" agli "organi di collegamento" previsti dalla legge, e assegnava loro i seguenti • • comp1t1: 1. Di conciliare le controversie che possono sorgere tra gli enti collegati [ datori di lavoro e lavoratori]. 2. Di promuovere, incoraggiare e sussidiare tutte le iniziative intese a coordinare e meglio organizzare la produzione. 3. Di istituire uffici di collocamento dovunque se ne manifesti il bisogno. 4. Di regolare il tirocinio o garzonato. 3 Ma neppure allora fu spiegato come dovesse essere composto il perso– nale delle "corporazioni" e da chi avrebbe dovuto essere nominato o eletto. Ci si limitò a render noto che la corporazione "costituisce un organo del– !' amministrazione dello Stato," e che "qualsiasi clausola nei contratti di lavoro esistenti in contrasto con le norme stabilite dalle corporazioni sarebbe annullata. " 4 Il 2 luglio 1926, veniva creato il ministero delle Corporazioni. Un mini– stero del Lavoro era stato istituito in Italia nel 1920. Il governo fascista lo abolf il 27 aprile 1923 e lo ricostitu{ nel 1926 sotto nuovo nome. Ma il cosid– detto ministero delle Corporazioni non aveva corporazioni né sopra, né sotto, , ne accanto. Alla fine del 1926, Mussolini cominciò ad applicare il termine "Stato corporativo" alla forma di organizzazione sociale destinata a sostituire lo Sta– to democratico. 1v1ala natura precisa delle corporazioni rimase un mistero. Finalmente spuntò l'alba del 21 aprile A.D. 1927. In quel giorno il Gran consiglio del fascismo, riunito a Roma in solenne sessione, promulgò la Carta del lavoro o "Dichiarazione dei diritti e dei doveri del produttore," la quale senza dubbio finirà un giorno per cancellare il ricordo della Dichia– razione dei diritti dell'uomo e del cittadino promulgata dalla Rivoluzione f e . " "f. rancese. ome scrive un pensatore asc1sta: La Carta del lavoro è il sistema filosofico di Mussolini, è la chiave di volta del suo sistema politico, la sostanza statutaria della rivoluzione mussoliniana. 5 Le "corporazioni" e l'" organo corporativo" erano nominati negli arti– coli 6, 10, 12, 23, 25 e 26 del memorabile documento. 3 R. Decreto 1 ° luglio 1926: norme per 1' attuazione della legge 3 aprile. 1926, art. 44. [N.d.C.] 86 4 BOTTAI, Il Consiglio nazionale delle corporazioni, cit., p. 6; SCHNEIDER, op. cit., pp. 180-94. s P. ORANo, Mussolini da vicino, Roma, Casa Editrice Pinciana, 1928, p. 132. Bibloteca Gino Bianco

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