Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Ceti professionali e dipendenti pubblici. ma che avevano fatto ammenda e dato prova di sottomissione: ad essi non veniva concessa l'iscrizione, ma i loro nomi venivano segnati in una speciale lista e si concedeva loro di continuare la professione a condizione che non occupassero posti dai quali fosse possibile esercitare una influenza politica; 4) giornalisti colpevoli di opposizione al regime e che non avessero ancora sconfessato il proprio passato: ad essi veniva negata ogni indulgenza ed erano completamente esclusi dall'esercizio della professione. Il 1° maggio 1927, un comunicato ufficiale riportava la seguente notizia: Oltre un centinaio di giornalisti, alcuni dei quali ebbero sotto il vecchio regime la piu grande influenza nella vita politica italiana, sono definitivamente allontanati dalle file del giornalismo. A tutti costoro i sindacati fascisti non consentiranno piu, in virro dell'inquadramento e della legge sulla stampa di riprendere comunque l'esercizio della professione giornalistica. 3 Nel 1925 l'Associazione stampa di Roma aveva 1.700 iscritti. Dopo la "purga" del 1927 gli iscritti si ridussero a 344; di questi, 77 erano registrati nella speciale lista, perché "soffrirono di disorientamenti o dimostrarono una fede vacillante come una fiammella sensibile a tutti i venti. " 4 Negli anni 1924-25 c'erano in Italia 3.330 giornalisti 5 ; alla data 30 dicembre 1927 il loro numero si era ridotto a 1.664. 6 Il seguente documento da Reggio Emilia mostra con quali metodi i dirigenti delle associazioni giornalisti esercitano la loro giurisdizione sugli iscritti. Un prete cattolico, don Gastone Razzoli, fra le altre indiscrezioni aveva commesso il reato di scrivere un articolo invitando i suoi lettori a risparmiar denaro in vista del duro inverno che si avvicinava. In questo pio ragionamento di economia pratica, i giornalisti fascisti alla testa dell'associa– zione scoprirono la prova certa che don Razzoli aveva mancato al suo do– vere di fascista, in quanto avrebbe dovuto unire la sua voce al coro patriot– tico ripetendo che l'Italia era prospera e felice. Il castigo gli fu impartito con la seguente decisione del comitato locale dell'associazione: Nella riunione del 1° agosto 1929, il comitato che ha in custodia l'albo dei giorna– listi esaminò vari articoli del settimanale Era Nuova, di cui è direttore responsabile il professore don Gastone Razzoli. Il comitato ha preso in esame gli argomenti presentati a sua difesa dall'imputato, ma ha ritenuto che essi fossero insufficienti a mitigare o annul– lare la sua colpevolezza. Esso pertanto ha deciso di radiare dall'albo il nome di don Gastone Razzoli.7 Sotto il regime fascista il giornalismo ha cessato di essere una libera professione. I giornalisti sono diventati dei pubblici funzionari controllati dal Partito fascista. Si ha un bel dire che i giornali sono proprietà privata 3 "Times" (London), 2 maggio 1927. [Cfr. il testo originale qui cit. in "Corriere della Sera," 1° maggio 1927: N.d.C.] 4 "Tevere," 5 febbraio 1927: rapporto di Interlandi, direttore responsabile del quotidiano. 5 Annuario della stampa italiana: 1925, Milano, S.T.I.G.E., 1925. 6 "Corriere della Sera," 11 marzo 1928. 7 Cit. trad. 79 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=