Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Controversie individuali del lavoro Parlando al congresso provinciale dei sindacati industriali, che si tenne a Milano il 30 giugno 1929, il sindacalista Begnotti affermò che i fiduciari operai nelle fabbriche "erano entusiasticamente desiderati dagli operai." Il congresso dichiarò che tali delegati erano necessari "per mettere in grado le organizzazioni operaie di stabilire l'entità delle controversie, di trattare con conoscenza di causa per la loro definizione, e di garantire la misura stabilita dei cottimi. " 6 Un certo numero di industriali accettò nelle proprie fabbriche questi "rappresentanti." Ma la loro confederazione dichiarò di non poter ammet– tere questa nuova istituzione perché contraria agli accordi dell'ottobre 1925. I piu intransigenti cominciarono a licenziare sia i "fiduciari" come tutti quegli operai che facevano parte dei direttivi locali e prendevano troppo sul serio il loro compito di esigere che i contratti fossero rispettati. Questi "licen– ziamenti di rappresaglia" erano esempi tipici dello "spirito di coopera– zione" che animava i datori di lavoro. 7 Il presidente della Confederazione sindacati industriali, Fioretti, denun– ciò questo stato di cose nel Lavoro Fascista dell'8 agosto 1929, ma cercò al tempo stesso di placare gli industriali proponendo che i "fiduciari" si chia– massero "corrispondenti di fabbrica," sottolineando in tal modo che il loro compito non era quello di intervenire tra gli operai e i dirigenti delle fab– briche, ma solo di denunciare ai segretari dei sindacati le violazioni di cui venissero a conoscenza. &si intendevano avere "una funzione di informa– zione, non di conciliazione"; inoltre essi avrebbero avuto il compito di svolgere "una salutare propaganda corporativa" tra gli operai, di adoperarsi per farli aderire ai sindacati, e di amministrare in ciascuna fabbrica la so– cietà di mutuo soccorso. Tuttavia egli affermò: "Non è contestabile il diritto dei sindacati di conoscere se i patti di lavoro sono applicati o non applicati." Questo è anche un dovere elementare da parte loro, dato che i contratti collettivi debbono avere un reale contenuto giuridico e debbono essere l'espressione della vita corporativa (...) Molto spesso l'operaio non è in grado di discutere la causa che lo ri– guarda; molto spesso si sente intimidito di fronte al datore di lavoro. Un rappresentante degli operai che abbia una certa autorità nell'associazione sindacale avrà maggiore capa– cità e maggiore prestigio nella discussione con il datore di lavoro. Concludendo la sua perorazione, Fioretti diceva: "In ogni caso non contano affatto le opinioni personali, poiché il compito di risolvere il pro– blema è affidato a Mussolini. È inutile aggiungere che le decisioni del Duce saranno accettate dai lavoratori con perfetta disciplina e senza riserve, nep– pure mentali." A questo punto il fratello del Duce, Arnaldo Mussolini, in un articolo apparso sul Popolo d'Italia il 13 agosto 1929, affermava: "In un paese come il nostro, dove il tema centrale resta sempre quello della massima produzione della ricchezza (...), la questione dei fiduciari di fabbrica è real- 6 Ibidem, 29 luglio 1929, p. 138. [Cfr. i passi qui cit. in "Il Lavoro Fascista," 2 luglio 1929: N.d.C.] 7 Vedi piu avanti nel testo, p. 159. 75 Bibloteca Gino Bianco

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