Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie_e soliloqui disse: "Forse presto ci occorrerà essere alleati contro un nemico comune." Questi sarebbe Mussolini. Queste notizie Bracci le ha avute da Bonfanti-Linares, amico di Taddei. Sempre Bracci sa dalla stessa fonte che Federzoni nella notte della mo– bilitazione fascista spaventò Facta, facendogli credere che Venezia era in mano dei fascisti, e che non era possibile nessuna resi~tenza. Facta presen– tando al re il decreto dello stato d'assedio, gli descrisse la situazione con colori catastrofici, e .fin1col dirgli: "Ci pensi su, Maestà." Maestà ci pensò su e disse picche. Secondo il Bonfanti-Linares, cioè secondo il Taddei, il re fu spaventato molto della notizia che il duca d'Aosta era a Bevagna. Questa notizia fu data anche dalla Voce repubblicana alcune settimane or sono, e mi pare di averne preso nota nel primo fascicolo di questi diari. Donati - mi pare - mi disse che quella notizia fu data alla Voce repubblicana dai giolittiani. La informazione data da Bonfanti-Linares a Bracci conferma che la notizia deve venire da Taddei, o per lo meno dai circoli giolittiani. Host Venturi ha detto a Bracci che il duca d'Aosta era disposto a mar– ciare contro Roma con la terza armata, quando D'Annunzio fece il colpo di mano su Fiume. La terza armata fu sciolta dopo: quando? Controllare la data. Quest'Host Venturi avrebbe desiderato conoscermi. Bracci me ne parlò ieri l'altro. Gli risposi che non ho nessuna voglia di conoscerlo. Emilio Cecchi, vicinissimo a Malagodi, mi ha raccontato che il man– dato a Tamburini di dar l'olio di ricino a Malagodi fu dato da Igliori. Que– sti spiegò la iniziativa come rappresaglia per gli articoli pubblicati da Ma– lagodi sulla Tribuna contro D'Annunzio nei giorni della crisi di Fiume (di– cembre 1920). Ma dietro a Igliori c'erano giornalisti romani, che erano in urto personale con Malagodi per questioni di stipendi, pare. Questo risulta a Cecchi da due lettere di Mussolini a Malagodi, che Cecchi ha lette. Ma– lagodi fu invitato dai fascisti a venire in automobile ad una riunione di di– rettori di giornali; fu un vero agguato. Cecchi mi ripetette la frase detta da Facta al re: "Ci pensi, Maestà." La fonte è evidentemente unica con quella di Bracci: Taddei. I fascisti erano pochi e male armati. Bisognò ritardare un giorno, dopo la vittoria, la loro entrata in Roma per dar tempo ai nuovi arrivi. I na– zionalisti per far .figura nella dimostrazione, ebbero in fretta e in furia i fucili dal comando della divisione. La cavalleria fascista ebbe i cavalli dalla guardia regia, che andò a riprenderli alla stazione quando i fascisti abbando– narono la città. Questa è una delle tante prove che la "rivoluzione" fu una carnevàlata. E mi sovviene ora dell'aneddoto dell'ufficiale di Terni, raccontato a Napoli in casa Fortunato dal comm. Sansone. A Terni c'è un grande deposito d'ar- 71 BiblotecaGino Bianco

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