Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui diplomaticamente male. Faceva la guerra all'Austria non volendo lo sfacelo dell'Austria, sperando che un'Austria diminuita sarebbe stata amica del– l'Italia e della Germania contro la Francia; temeva, invece, che lo sfacelo dell'Austria portasse al formarsi di una Jugoslavia alleata della Francia con– tro l'Italia. E non vedeva che la guerra non poteva finire se non con lo sfacelo dell'Austria e con la formazione della Jugoslavia; e che in queste condizioni doveva cercare di ridurre al minimo la superficie di attrito fra Italia e Jugoslavia, in modo da rendere meno necessario per questa il pro– tettorato della Francia, o per lo meno in modo da creare nella Jugoslavia un partito italo.filo, che creasse ostacoli alla corrente italofoba. Sonnino vedeva solamente i pericoli di una formazione jugoslava; e in vista di que– sti pericoli, assumeva a priori posizione di combattimento; e cosf rendeva necessarie le probabilità. Ma non vedeva i pericoli di un'Austria, sia pure diminuita, ma ridotta per lo meno all'Austria tedesca, Ungheria, Croazia, la quale avrebbe fatto sempre pressione su Trieste e su Fiume con tutto il suo peso di 25 milioni di uomini, e si sarebbe alleata con la nuova Serbia contro l'Italia: l'Austria-Ungheria per riavere Trieste e l'Istria, la Serbia per avere la Dalmazia dopo avere avuto la Bosnia. L'uomo non vide mai il problema in tutti i suoi elementi: vedeva un solo piatto della bilancia. Anche nel problema militare, vedeva la occupazione della costa dalmata co.– me mezzo di sicurezza navale ma non vedeva che creava cosi un problema formidabile di difesa terrestre; e si obbligava a impedire l'unione fra Ser– bia e Montenegro per impedire che si formasse a Cattaro una base navale jugoslava. La logica della sua slavofobia e francofobia l'avrebbe portato ad "arrangiarsi'' col "parecchio" di Giolitti, e ad intervenire in guerra contro la Francia; la situazione militare, con la flotta anglo-francese padrona del Mediterraneo, lo costringeva a stare con l'Intesa antigermanica. Un uomo d'ingegno avrebbe scelto risolutamente una delle due strade, sfruttandone tutti i vantaggi, limitandone gli inconvenienti. Non c'è sistema diplomati– co di perfezione assoluta: ci sono sempre mescolati, in qualunque politica, vantaggi e svantaggi. L'uomo politico deve valutare in blocco gli uni e gli altri, scegliere il sistema piu conveniente, e procedere risolutamente per la sua via. Sonnino si illuse di poter scegliere una via, che avesse i vantaggi della politica germanica e della politica intesista: intervenire in guerra per aiu– tare l'Intesa a impedire la vittoria tedesca, ma nella previsione che la Ger– mania non sarebbe stata abbattuta; fare la guerra all'Austria, ma nella previsione che l'Austria non si sarebbe sfasciata; impedire all'Austria di in– ghiottire la Serbia, ma impedire alla Serbia di arrivare a Lubiana; aspetta– re una pace di equilibrio per tutti gli altri, ed aspettare una pace di vitto– ria per la sola Italia. Credeva che le operazioni militari sarebbero ~tate dosate - da chi? - come piaceva a lui. Non capi mai nulla né della di– plomazia né della guerra. E rimase immobile, cieco, sordo, muto, per tutti i quattro anni della guerra, mentre tutto mutava intorno a lui. 63 BiblotecaGino Bianco

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