Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memor.ie e soliloqui tinuare in quell'inerzia disastrosa, pensò che occorreva provocare una cri– si, che permettesse a Giolitti di formare un nuovo ministero, aggregandosi i fascisti. Questa idea, nel luglio aveva cercato di realizzarla l'Orlando; ma Giolitti l'aveva fatta cadere, perché non sarebbe stata realizzata da lui. Bisognava, dunque, sgombrare la via a Giolitti. Ne parlò con Don Sturzo, e con altri deputati di sinistra. Tutti erano d'accordo. Ne parlò a Facta. Questi si riservò di parlarne con Giolitti, e rifer.i'.che Giolitti era contrario ad ogni crisi extraparlamentare: bisognava aspettare che si convo– casse la Camera, e la Camera lo designasse. Voleva, evidentemente, ess~re invocato come il salvatore, ed avere mano libera per costituire il ministero a modo suo, con programma suo, senza vincoli di gruppi parlamentari; ed era sicuro che i fascisti potessero essere tenuti al guinzaglio. (Confron– ta la frase di Malagodi: fra due ore tutto sarà finito.) Intanto il disordine cresceva di giorno in giorno. Le autorità civili e militari non avevano istruzioni chiare: quindi ciascuno si regolava a modo suo, secondo il proprio temperamento, e secondo le condizioni lo– cali. Alla vigilia del Congresso di Napoli, Amendola fece un ultimo tenta– tivo perché la crisi avvenisse a favore di Giolitti: Soleri fu mandato a parlare con Giolitti. Ma Giolitti continuò a rispondere che voleva una de– signazione regolare della Camera. Cosf avvenne il Congresso di Napoli, in uno stato di esaltazione fre– netica dei fascisti. In conseguenza del Congresso il ministero si dimise. Il re, chiamato da San Rossore, arrivando a Roma, trovò alla stazione Fac– ta; e _gli disse che occorreva resistere alla piazza. Nella notte, all'una arrivò a Roma la notizia telefonica della mobilita– zione fascista. Per le 4,30 fu convocato il Consiglio dei ministri. Amendola, arrivato al Viminale un po' prima delle 4, ebbe l'informazione che il tele– fono di Perugia era occupato da Michele Bianchi. Nel Consiglio dei mi– nistri, conoscendosi le parole dette dal re la sera a Facta, fu deciso di pro– clamare lo stato d'assedio, nonostante l'opposizione di Riccio, Cesari, Ful– ci. Ma Facta non portò immediatamente il decreto al re. Invece vennero al Viminale Federzoni e Forges Davanzati a proporre un accomodamento per evitare guai maggiori. Facta, atterrito dalle responsabilità, consenti a Federzoni e Forges Davanzati di mettersi in relazione telefonica con Mi– chele Bianchi a Perugia e Mussolini a Milano. Il ministero aveva fatto co– municare ai prefetti la notizia che lo stato d'assedio era stato deliberato dal Consiglio dei ministri, e sarebbe entrato in vigore alle 12 del giorno dopo: la notizia fu data perché i prefetti si orientassero subito. Ma le te– lefonate di Federzoni e Forges a Perugia e a Milano dettero l'impressione che si lavorasse a un compromesso, e paralizzarono le autorità, dando energia ai fascisti. A Milano, nella notte, (a quale ora precisa?) Mussolini con Finzi àve– vanto tentato d'impadronirsi della caserma dei bersaglieri; il colonnello Brambilla li dichiarò in arresto, telefonando al generale Cattaneo di ave- 59 BiblotecaGino Bianco

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