Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui vimento sarebbe stato orientato contro il fascismo, in modo da avere sotto– mano una organizzazione di uomini da dirigersi verso Roma nel caso di un tentativo fascista. Occorreva del danaro. Il centro sarebbe stato Napoli. Ne parlò ad Alberto Beneduce e al senatore Della Torre. Beneduce con– venne sulla necessità e utilità del tentativo. Della Torre promise 200 mila lire. Tutto sembrava combinato. Bellieni aspettava a Napoli un telegram– ma per iniziare il lavoro. Ma quando si trattò di impegnarsi definitiva– mente, Della Torre non si fece piu trovare, dando tre successivi appunta– menti vani, e Beneduce, che sembrava anche piu di Della Torre preoccu– pato della piega delle cose, anche lui ruppe ogni trattativa. Sempre Torraca mi racconta che Gentile, guando fu invitato da Mus,– solini ad essere ministro con lui, gli disse che prima di accettare voleva Mussolini sapesse che lui considera necessari gli esami di stato, mentre nel Congresso di Napoli gli esami di stato erano stati respinti; Mussolini gli disse che non era il caso di preoccuparsi del Congresso: facesse quello che credeva necessario. Gentile gli disse anche che lui non avrebbe potuto far parte di un governo dittatorio; occorreva che le pubbliche libertà fossero tutte ristabilite; Mussolini promise anche questo. Torraca prevede che Gen– tile si dimetterà, se dovesse assumere forme piu rigide la dittatura anti– parlamentare. Torraca pensa che i "sempre pronti" sono sostenuti finanziariamente da Casa Reale. Nei giorni del colpo di stato, egli assistette ad una con.; cione fatta da un caporione ai "sempre pronti." Nella concione il caporio– ne disse che i "sempre pronti" erano stati raccolti affinché nella marcia su Roma non mancassero le forze fedeli alla dinastia. Torraca raccontava che Mussolini tentò nell'estate scorsà di tirare nella sua rete anche il Partito sardo d'Azione: propose a Lussu l'adesione dei combattenti sardi al fascismo; lui, Mussolini, avrebbe accettato il program– ma delle autonomie. Lussu rifiutò. E allora Mussolini dichiarò che non H decentramento, ma l'accentramento, era necessario. Dopo questi approcci, si tenne a Milano un convegno di combattenti: Lanzillo propose che i com– battenti aderissero ai fasci; Bergmann, ebreo arrivista, stava per i fasci; gli altri parlavano in forma involuta ed esitanti; Torraca fu contro; allora la maggioranza prese coraggio e applaudf calorosamente. Torraca andò a Milano come rappresentante dei sardi e dei molisani. Dopo il colpo di stato i molisani sono stati trascinati da Baldassarre ad aderire ai fasci; Caruso, un buon diavolo, che io chiamavo alla Camera la "scimmia urlatrice," si è astenuto. I sardi sono rimasti fermi al loro posto. Ma contro di essi è cominciata una repressione feroce, capitanata dal sottosegretario di Sta– to, Lissia. In Sardegna non è stato possibile acclimatare il fascismo, meno che nelle zone minerarie di Iglesias, dove i capitalisti inglesi e francesi hanno messo su delle squadre; queste squadre si mettono in treno e com– mettono violenze ovunque con la protezione delle guardie regie, che danno sempre il segnale delle violenze. Ma i sardi reagiscono fieramente: si è 55 4 Bi eca Gino Bianco

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