Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui data di questo telegramma: può essere sia qui il nucleo della notizia che il re era d'accordo con D'Annunzio e non Mussolini. Oggi - è sempre Zagari che parla - Mussolini non ha piu paura di D'Annunzio: perché ha nelle mani tali documenti delle indelicatezze finanziarie dannunziane, da poter demolire il grande eroe. Anche Zagari dice che D'Annunzio fu buttato dalla finestra dalla Bac– cara, perché violentava la sorella minore della Baccara. Lo stesso racconto mi fece Carlo Placci a Parigi nel novembre. Zagari ha raccontato anche a De Viti, per averlo saputo da Michele Bianchi, che il re aveva firmato lo stato d'assedio. Ma i capi fas~isti minacciarono di sequestrargli la moglie e i figli (erano a San Rossore? vedere dai giornali del tempo). Il re, spa– ventato, revocò l'impegno. De Viti pensa che occorre aspettare alla prova Mussolini. Non ha fi– ducia nell'esperimento, ma non c'è altro da fare che lasciar fare. Peggio di Facta certamente Mussolini non sarà. I fascisti sono ignorantissimi, e diventeranno lo strumento dell'alta burocrazia. E la grande industria pro– tezionista lavorerà d'accordo con la burocrazia. Tutti i provvedimenti presi finora sono utili alla grossa industria protezionista e alla burocrazia. Co– me possa De Viti sperare la restaurazione del bilancio in queste condi– zioni, lui stesso non lo sa. Dice: non posso, non voglio credere che l'Italia debba andare in rovina. Se Mussolini non riesce, se avviene una crisi inte– riore del fascismo, si avrà una spaventosa controreazione di sinistra. E prevede che i fascisti si disgregheranno. Insomma, non può sperare, e vuo– le sperare. Sulla partecipazione dei militari al fascismo, De Viti non consentiva con me. Ma dopo che gli ho m·esso sott'occhio gli indizi da me raccolti, ha convenuto che forse ho ragione; e questa prevalenza delle ingordig-ie militari nel fascismo non lascia sperare una restaurazione finanziaria. De Viti non teme né preoccupazioni né diversivi di politica estera. Ma am– mette che non è possibile fare nessuna previsione sicura. C'è nel ministero Mussolini una tendenza nazionalista-conservatrice ed una tendenza cosi detta democratica, cioè disposta a fare del paternalismo con gli operai, purché gli operai non sieno socialisti e consentano al go– verno di fare da papà di tutti. È questa la mentalità di Mussolini. Il Paese di Francesco Ciccotti diventò il Nuovo Paese fascista, perché Dante Ferraris pagava il giornale; i fascisti hanno minacciato Dante Fer– raris, e Dante Ferraris ha ceduto il giornale a Carlo Bazzi. Fenomeno analogo per l'Epoca: il Credito Italiano aveva una ipoteca sulle macchine. Ma sotto la pressione dei fascisti, ha minacciato di sequestrare le macchine; Falbo e La Pegna, che hanno i loro capitali nel giornale, hanno dovuto cedere, e dopo essere stati invasi dai fascisti diventarono fascisti. Osservazione acuta di De Viti: dopo aver tanto gridato per sottoporre gli operai alla imposta di ricchezza mobile, il De Stefani ha sottoposto al– la ricchezza mobile i soli operai degli enti pubblici; quelli delle industrie 53 BiblotecaGino Bianco

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