Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo Il nome di Nincic mi fa ricordare che nella primavera di quest'anno, per la Conferenza di Genova, andai a Genova. Giunto a casa trovai An– saldo, il quale mi disse che ero aspettato per una riunione fra italiani e jugoslavi. Senz'altro andammo all'albergo, vicino a Piazza de Ferrari, do– ve era ospitato anche Benes. Alla riunione parteciparono una decina di jugoslavi, di cui non capii i nomi; mentre si discuteva, venne Nincic - di italiani c'erano Canepa, Emanuel, Prezzolini, Ansaldo, Bozza, io, non ri• cordo chi altri. Un jugoslavo propose un comitato per l'intesa italo-jugo-• slava. Io feci osservare che un comitato non era opportuno costituirlo finché i due governi non si fossero messi d'accordo definitivamente: costituito dopo la chiusura di ogni vertenza, il Comitato avrebbe avuto la funzione di consolidare l'opera dei governi, costituito mentre duravano le tratta– tive, sarebbe stato interpretato come una pressione sui governi; e non mi pareva che fosse il caso di far ciò mentre le trattative si facevano a Santa Margherita. Canepa si dichiarò d'accordo con me. Gli slavi riconobbeiro che avevamo ragione. Nincic, sopravvenuto, approvò questo modo di pen– sare. E allora si parlò fra Emanuel, Bozza e gli slavi della necessità di sta– bilire un servizio di comunicazioni fra la Jugoslavia e i giornali italiani favorevoli all'Intesa. Il giorno dopo Canepa mi raccontò che il sottosegretario agli Esteri, Tosti di Valminuta, era stato subito perfettamente informato di tutto quel che s'era detto; approvava il nostro atteggiamento; ma riteneva necéssario che a suo tempo il comitato sorgesse, presieduto da un uomo autorevole, per es. dall'on .... Orlando. Quando Canepa mi disse questo, subito gli dichiarai che per conto mio avrei ritirato immediatamente l'adesione fa– cendo uno scandalo non appena si fosse fatto avanti l'Orlando. Ma non ce n'è stato bisogno, perché non si è fatto nulla. Il buffo è che i nazionalisti e i fascisti si misero subito a strillare che io ero andato a Genova a intrigare con gli jugoslavi; Contarini protestò con A. Prato, domandando perché ero andato a Genova a creargli degl'impicci - è un burocrate poco intelligente -; l'on. Giunta, avendomi visto a pas– seggio con Visconti Venosta, fece una sera uno sproloquio sulla Dalmazia in una riunione pubblica di fascisti; e i giornali della banda pubblicarono minacce contro di me; e quando non avendo piu nulla da fare a Genova, me ne tornai a Firenze, dissero che avevo avuto paura. E pensare che a Genova ero perfettamente al sicuro: perché il Governo non avrebbe per– messo nessuna violenza sotto il naso di tanti stranieri! 12 dicembre Nel film cinematografico A noi! appaiono tra i fascisti nove generali: De Bono, Ceccherini, Fara e sei altri. Un amico di Rossi, Rocca, corrispondente del Popolo di Trieste, gior– nale fascista, mi diceva ieri sera che Giunta, Grandi e Bottai sono scon- 46 BiblotecaGino Bianco

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