Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scrìtti sul fascismo 11 dicembre A chiarire quell'intreccio di manovre oscure, che spiega fra il 1919 e il 1920 lo stato d'animo di molti personaggi che andavano allora per la maggiore, ricordo due fatti. Nell'estate del 1919, il generale Dallolio, antico ministro delle muni.-– zioni, mi diceva in casa sua che pur di salvare la patria, bisognava avere il coraggio di far a meno anche della dinastia. Il Dallolio è uomo onesto e mediocre, incapace di aver trovato da sé quell'idea; la quale dunque, doveva circolare nelle alte sfere militari, se era messa in circolazione an– che da lui. I pezzi grossi dell'esercito e della marina avrebbero voluto fìno da allora il colpo di stato e la repressione; ed erano irritati contro il re, che non consentiva. Si vede che nel 1922 il re ha cambiato opinione. Nel giugno 1920, in una delle sale di scrittura della Camera, France– sco Ciccotti, che era allora uno dei pezzi grossi del gruppo parlamentare socialista e lo specialista in politica estera - uomo di nessuna coscienza morale ma di grande ingegno - mi abbordò dicendomi che le cose non potevano andare avanti come andavano allora: occorreva dare al paese un governo; i soli che potessero essere obbediti dalla massa delle classi prole– tarie in quel momento, erano i socialisti: bisognava che questi andassero al governo; ma occorreva che andando al governo, dessero una. soddisfa– zione al malcontento popolare, e questa soddisfazione non poteva essere che la repubblica; la quale, del resto, era facile a fare, perché il re non domandava di meglio che di abdicare; egli e i suoi amici erano sicuri che io avrei secondato una soluzione di questo genere. Io gli risposi che per parte mia non mi sarei certo dato da fare per evitare che il re abdicasse, se aveva proprio voglia di far fagotto; ma che cosa sarebbe avvenuto dopo l'abdicazione del re? Le masse si sarebbero contentate della repubblica? o avrebbero domandato qualcosa di piu ... con– creto? Quali forze militari il nuovo governo avrebbe avuto a sua dispo– sizione per impedire uno straripamento da sinistra, e nello stesso tempo impedire una reazione della destra? Occorreva anzitutto veder chiaro quar le sarebbe stato l'atteggiamento dei generali: finché c'era il re attuale, co.– storo erano obbligati dal giuramento di fedeltà a rimanere tranquilli sia pure brontolando contro il re; ma proclamata la repubblica, essi non avreb– bero piu avuto nessun vincolo morale: "la repubblica," dissi testualmen– te, "è il colpo di stato militare a breve scadenza; vi siete preoccupati di questa eventualità? Dovreste, non appena proclamata la r~pubblica, fa:re arrestare e fucilare una ventina di generali; se _non fate voi cosf, saranno i generali che faranno senza ritardo fucilare voi; avete gruppi di uomini risoluti a fare questa operazione di polizia la notte stessa della proclama– zione della repubblica?" Ciccotti non mi rispose. Preoccupato di questa conversazione, ricordando il discorso fattomi nel 1919 dal Dallolio, ricordandomi il programma ·repubblic,ano lanciato 44 BiblotecaGino Bianco

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