Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo D'Aragona, Baldesi, Buozzi, Zaniboni sperano di far accettare il loro pun– to di vista con l'aiuto di D'Annunzio e dei suoi seguaci... armati. Ecco il pensiero degl'industriali in un'intervista concessa dall'on. Oli– vetti al Lavoro dell'8 dicembre: ... gli operai non sono solo operai; sono anche persone che pensano, che vivono nell'ambiente sociale-politico, che sono influenzate da concezioni sociali e politiche che talvolta hanno tendenze ed interessi diversi da categoria a categoria. È possibile fon– derli tutti in un solo organismo senza prima averne fuso il pensiero? È insomma una impresa assai difficile. Per riuscire non basterebbe l'accordo di alcune persone, sia pure dei dirigenti. Occorre essere sicuri che le masse seguano in questa loro opera unitaria i loro scopi, e li seguano senza coazione, per loro volontà, per loro persuasione. Ma il tentativo è certo interes~ante e da parte industriale si segue con molta attenzione. Ed ecco il pensiero di Turati 4 : Fin dai primissimi tempi del partito i socialisti furono fedeli all'unità sindacale. Il detto di Marx: "Lavoratori di tutto il mondo unitevi," non presuppone nei lavo– ratori una data tessera o un dato colore politico. Nell'intenzione socialista il sindacato deve raccogliere gli operai di ogni fede e di ogni partito, o di nessuna fede o di nessun partito, nella convinzione che le organizzazioni proletarie una volta entrate nella com– pagine sindacale, acquistando coscienza di classe sul terreno nazionale ed internazio– nale, facilmente si sarebbero orientate in senso vago verso un'idealità socialista. I sindacati erano allora concepiti come una porta aperta a tutti, senza che si do– mandasse a chi entrava una professione di fede, nella previsione che gli operai, a poco a poco, si ~arebbero volti, almeno tendenzialmente, verso il socialismo. Per questo i sindacati confessionali, o muniti comunque di pregiudiziale di par– titi politici, erano considerati crumiri ed erano combattuti, mentre i sindacati padronali esistevano senza nessuna distinzione, perché i padroni di ogni fede e di ogni partito erano assolutamente uniti di fronte ai salariati. Era grave danno che non esistesse un unico sindacato operaio, anch'esso senza distinzioni di parte, che potesse stare contro quelli. Tale visione di un sindacato unico durò fino a pochi anni a dietro, allorché pre– valse il massimalismo con tendenza dottrinale e settaria, che ha voluto imprimere al sindacato un sigillo di partito in stretto senso. Ed avvenne il movimento del partito socialista nel senso di assorbire le leghe di resistenza e le cooperative e poi il patto con la Confederazione del Lavoro, un patto di alleanza con divisione illogica di mansioni. Tutto questo, come è noto, si è risolto da poco colle varie scissioni, tra le quali il disimpegno dal partito della Confederazione del Lavoro. Ora l'attuale movimento che tende all'unificazione sindacale, non è dunque che un ritorno all'antica concezione vagheggiata da tanti, dopo la crisi della guerra e del dopo guerra, dopo l'avvento del fascismo ed il moltiplicarsi di organizzazioni, leghe e sindacati in lotta tra di loro ed a servizio di determinate fazioni o partiti politici ... Per questo non posso dissentire dall'opera che in tale senso, da chiunque parta l'iniziativa, interessa l'on. Baldesi. - Lei pensa che l'opera di D'Annunzio possa essere veramente proficua al rag– giungimento dell'unità sindacale e della pacificazione definitiva? - Non saprei che rispondere. Certo D'Annunzio è un uomo di cervello e d'azio– ne. Nella guerra, e tra i fautori della guerra, si è circondato di un'aureola di eroismo. Oltre al largo censo intellettuale che ha nel paese, dispone di una massa di legionari che gli ubbidiscono. È una forza, è... Gabriele D'Annunzio. 4 "Lavoro," 8 dicembre. 38 BiblotecaGino Bianco

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