Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui Bononìi trova che col fascismo è entrato in Roma lo spirito che gl'" in– terventisti-dèmocratici" hanno sempre invocato; e aspetta oramai il ritorno alla normalità. E lui, evidentemente, si atteggia a democratico! Il fascismo fu affidato alle cure dei comandi militari proprio da lui, nella seconda metà del 1920, quand'era ministro della Guerra, d'accordo con Giolitti, con Vigliani, col re. Poi i fascisti gli presero la mano. E ora fa buon viso a catttva fortuna, e cerca di procurarsi un posto nella lista fascista del man,. tovano. Che essere dìsgustoso. Sono ben contento di averlo disprezzato da tanti anni. Povero Bissolati, che aveva accanto come consigliere questo rettile! A proposito di Bissolati, Bonomi vuol far credere di essere il conti– nuatore, l'erede del pensiero di Bissolàti; ma Bissolati, dopo che Bonomi accettò di entrare nell'ultimo Ministero Orlando, ne parlava con disprezzo in presenza mia e di Facchinetti. Ci teneva a far sapere essere falso che Berenini e Bonomi fossero stati autorizzati da lui ad entrare nell'ultimo Ministero Orlando. Non li sconfessò pubblicamente, non smentf le loro menzogne, perché era troppo mite: e di questa mitezza - che in politica è un difetto disastroso - tutti approfittarono . .Nel discorso al Senato, il generale Giardino disse: i socialisti non sono morti, dormono. E il Popolo d'Italia del 6 dicembre scnve: La rivoluzione fascista è stata generosa. Ma guai se i capi del socialismo o del comunismo ne abuseranno. La rivoluzione fascista non ha proceduto ad esecuzioni som– marie - e lo poteva fare benissimo - ma attenzione ai mali passi, vecchie canaglie del socialismo italiano I Quello che non è stato potrebbe essere. Perché, ricordatelo bene, la rivoluzione fascista è appena incominciata ... E il Nuovo Paese, in un articolo riportato dal Popolo d'Italia, 8 di– cembre, dice di quest'articolo, intitolato "avvertimento da meditare": ... ricordiamo a coloro che eventualmente non fossero disposti a prenderlo sul serio, che esso è stato scritto a Milano nella redazione del Popolo d'Italia, durante la perma– nenza del Presidente del Consiglio nei locali della redazione stessa. Il problema della unificazione delle forze sindacali continua ad essere lungamente discusso: i fascisti accettano la unificazione, purché i sindacati rossi escludano dalle cariche i socialisti e accettino funzionari fascisti; D'A– ragona, Baldesi, Buozzi e C.i ci tengono a non essere mandati via, e sono disposti a confederarsi con fascisti e pçpolari, purché sieno lasciati ai loro posti dopo che si sono staccati dai diversi partiti socialisti: considerano l'unificazione come un'assicurazione; gl'industriali non vogliono l'unifica– zione in nessuna forma; Turati vorrebbe una unificazione all'antica· ma– niera, apolitica ufficialmente, ma controllata da agenti del Partito socialista o per lo meno con la non esclusione dalle cariche dei socialisti. Turati, 37 BiblotecaGino Bianco

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