Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

L'assassinio dei Rosselli fare Rosselli lasciando da parte quelli fra gli accusati contro i quali non c'era nessun indizio di nessun genere, rimangono Anfuso, Pariani, Navale, Angioy, Roatta, Emanuele, Petragnani (oltre Ciano, che era assente giu– stificato per essere stato fucilato, e Mussolini, il quale era in attesa di di– ventare anche lui assente giustificato in qualunque processo). Anfuso era in quel momento ambasciatore a Berlino per la repubblica di Salò. Navale era uccel di bosco. Angioy, divenuto frattanto generale, era tenuto dai te– deschi, insieme con un suo figlio, in un campo di concentramento perché rifiutava di cooperare con loro: bisognava aver perduto ogni senso comune per processare in contumacia un uomo che si trovava in quelle condizioni, invece di stralciare il suo caso da quelli degli altri. Erano presenti in stato di arresto i soli Roatta, Emanuele e Petragnani. Fra i testimoni, un ispettore generale della pubblica sicurezza attestò che negli ambienti della polizia l'assassinio dei Rosselli "venne attribuito al SIM" (Processo Roatta, Roma 1945, p. 48). L'ambasciatore italiano a Parigi nel 1937, Vittorio Cerrutti, depose che in una riunione tenuta presso Ciano, dopo l'assassinio, costui batten– dogli familiarmente la mano sulla spalla gli disse sorridendo: "Devi am– mettere che l'idea del pugnale è stata un'idea veramente geniale." L'ambasciatore dedusse da quelle parole che "il pugnale era stato mes– so in quel posto, per ordine di Ciano" (Pro'CessoRoatta, p. 77). La indu– zione non sembra sicura. Può darsi che Ciano si sia rallegrato per la ge– nialità di chi aveva avuto quella bella pensata, senza intendere di attribuir– ne a sé il merito: adoperò il plurale maestatico: niente altro. Ad ogni mo– do, ecco venir fuori "il coltellaccio massonico" della Tribuna! Roatta, dopo avere negato l'accusa con l'argomento che il capo effetti– vo del SIM era Angioy mentre lui era occupato in Spagna, fugg1 dall'ospe– dale dove faceva le viste di essere malato, e dove facevano le viste di sor– vegliarlo. Emanuele non negò la sua partecipazione all'impresa, ma si difese sostenendo di avere obbedito ad ordini ricevuti dai superiori gerarchici. L'affare Rosselli va considerato come un atto di sabotaggio per eliminare l'attività dì Carlo Rosselli. Trasmisi questa misura al Centro di Torino, diretto dal comandante Navale. È stato questo Centro che ha curato i dettagli. Il maggiore Navale organizzò tutto, indipendentemente da me. Dopo aver passato l'ordine dell'eliminazione di Rosselli, io non mi interessai piu della faccenda. E ripeté che, quando informò del buon successo Ciano e Anfu·so, "dal– la espressione di soddisfazione sul volto di. Ciano," cap1 "che era stato lui [Ciano] l'ideatore, ed aveva avuto Anfuso per collaboratore" (Processo Roatta, p. 27). Fu condannato all'ergastolo. Petragnani ammise che a Torino Navale gli parlò "dei fratelli Ros– selli e del fatto." "lo gli dissi che se avessero affidato a me un tal servizio, io non l'avrei f~tto. Mi rispose che i soldati debbono solo obbedire." "So 627 BiblotecaGino Bianco

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