Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

L'assassinio dei Rosselli sua partecipazione alle imprese del CSAR. Sull'affare Rosselli, disse quan– to segue: L'8 giugno 1937, se i miei ricordi sono esatti, ricevei da Corrèze [uno dei capi dei cagoulards, condannato nel novembre 1948 a dieci anni di detenzione] l'ordine di andare ad Alençon dove avrei trovato- Filliol. Non avendo incontrato Filliol ad Alençon, tornai a Parigi e andai al domicilio di Deloncle, dove trovai Corrèze, al quale resi conto della mia missione. Il 9 giugno ricevetti nuove istruzioni. Feci· notare che la mia vettura non era disponibile. Allora Corrèze telefonò a un Fauran (che i_o conoscevo) perché mettesse a mia disposizione la sua. Partii dunque in compagnia di Fauran, che conduceva la macchina. Al luogo indicato trovammo Filliol, che ci aspettava con la sua amica Alice. Puireux, Bouvyer e Baillet erano venuti su una macchina condotta da Puireux. Andam– mo a Bagnoles. Io ero nella macchina di Filliol con Puireux e Baillet, mentre Alice e Bouvyer andavano nella macchina di Fauran. Facemmo colazione in due ristoranti diver– si ma vicini. Al nostro incontro Filliol ci mise al corrente di quel che dovevamo fare, dandoci ordini precisi. Sapevamo che i due Rosselli avrebbero fatto colazione nel risto– rante dove andarono Fauran, Bouvyer e Alice. Quando i due Rosselli uscirono dal risto– rante, li seguimmo con la nostra vettura. Erano accompagnati da una donna [la moglie di Carlo], che lasciarono alla stazione di Bagnoles. Poi andarono verso Alençon, e noi li seguimmo. Dopo aver fatto alcuni acquisti ad Alençon, i Rosselli presero la via di Ba– gnoles. A un certo punto, la vettura di Filliol, nella quale stavo io, oltrepassò quella dei Rosselli e le tagliò la strada. Filliol scese sulla strada con Baillet, simulando una panne. La vettura dei Rosselli si arrestò. Carlo rimase al volante. Il fratello scese. Filliol, che era curvo innanzi alla vettura come se cercasse la panne, si rialzò bruscamente e scaricò il suo parabellum contro Nello, che cadde. Baillet si precipitò sulla vettura in cui si tro– vava Carlo, che stava al volante, e sparò anche contro di lui. Carlo fu ucciso sul colpo. Suo fratello, gravemente ferito, era caduto nel fossato. Io lo colp-ii col pugnale credo due o tre volte; Filliol lo fin1 in seguito con l'arma che possedeva. Il pugnale che fu trovato sul luogo era mio. Filliol conservò il suo. Era stato lui che ci aveva tutti armati con un pugnale dello stesso modello. Puireux rimase al volante della sua macchina durante l'af– fare. Gli occupanti della seconda macchina, che avevano veduto il delitto, girarono su se stessi nella direzione di Parigi. Baillet ed io buttammo i due corpi nel bosco sul margine della strada. Filliol li aveva frugati e prese su di essi delle carte, che furono spedite in Italia, come appresi in seguito. Io montai nella macchina delle vittime insieme con Bail– let; l'abbandonammo dopo alcuni chilometri. L'8 giugno, Jakubiez aggiunse che la bomba destinata a dar fuoco al– la Ford l'aveva portata Filliol. Il 30 novembre 1945, la moglie di Filliol, Alice Lamy, ammise di es– sere stata con Filliol a Bagnoles, il 9 giugno 1937; stava su quella seconda vettura, che era ritornata a Parigi al rumore degli spari; la memoria inde– bolita non le consentiva di attestare niente altro. Comunque un particolare nella confessione di Jakubiez - la presenza di una donna nella compagnia che aveva avuto parte al delitto - fu confermato. Jakubiez sostitu1 un "Baillet" a Tenaille nell'impresa. Il vero Baillet, in un confronto del 9 gennaio 1946, lo smentL E lui riconobbe di avere fatto il nome di Baillet, perché lo credeva morto nella Resistenza. Ma con– tinuò a tacere il nome di Tenaille, che era morto - quello davvero - sul fronte russo. Perché quel silenzio? Dato che voleva "liberarsi la ·co– scienza," perché la teneva ingombra con quel nome? Il cuore umano è spesso un abisso senza fondo. 625 BiblotecaGino Bianco

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