Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo [sic] impressione della lettera rilasciatagli da Emanuele per incolpare sola– mente se stesso, ma anche perché Anfuso non aveva l'abitudine di abban– donare un uomo al suo destino, anche se era un criminale confesso: o nobile omertà siciliana arrivata al governo d'Italia! Eppoi Emanuele usava parole coperte per ricattarlo; ed Anfuso, senza lasciarsi impressionare dalle sue smorfie ricattatorie, aderiva alle sue sollecitazioni solo per sdebitarsi: dei piccoli favori che l'uomo gli rendeva! (nn. 20, 21). Queste assurdità non bastano: Anfuso "non esclude" che Ciano si sia vantato autore del mandato, ma non diceva il vero: aveva natura impul– siva e giovanile (n. 15). Quando si nasce sventurati non c'è rimedio. Se– condo Anfuso, Mussolini gli avrebbe detto, nel marzo 1945 (n. 29), che l'Emanuele aveva fatto "co~~ terribili." Se Mussolini non glielo avesse detto allora, Anfuso non lo saprebbe ancora oggi? Allora ritorna il que– sito: come mai Ciano ed Anfuso si tennero intorno quell'uomo "terribi– le"? Risposta: perché le cose che quell'uomo faceva, non erano terribili, ma eroiche, dal momento che erano fatte a servizio della "Patria" e dello "Stato." Non sapendo che Emanuele aveva esplicitamente accusato lui e Ciano di avere originato il delitto, Anfuso si domanda perché mai Emanuele non abbia senz'altro accusato Ciano e lui come suoi complici: solo un complice poteva preoccuparsi di un uomo come Emanuele (n. 23). Giustissimo! In– fatti l'Emanuele li accusò, ma non dette come prova della propria accusa la protezione ricevuta da essi dopo il delitto. La confessione di questo fatto decisivo per chi voglia arrivare a una conclusione la dà Anfuso in persona! Anfuso domanda quale interesse personale avrebbe egli avuto a vo– lere la morte di Carlo Rosselli (n. 26). La risposta deve essere senza club- b. " " M d" . d 1 "d " h 1 f 10: nessuno. a un or me ricevuto a uce, c e vo eva ar tacere una volta per sempre quella "persona incomoda," non era forse per un fedele fascista un ordine da eseguire? Non era quell'ordine la volontà del- 1 "P . " d 11 "S " ' a atr1a e e o tato r Eccoci portati al problema della parte che Mussolini prese nel delitto. Come già sappiamo, Emanuele mette fuori gioco Mussolini, fondandosi sul fatto che Ciano e Anfuso, al racconto di quel che era avvenuto a Ba– gnoles, furono preoccupati di quanto Mussolini avrebbe detto e fatto. Ma basta un poco di buon senso per capire che essere inquieti per quanto è av– venuto non ha mai provato che si sia estranei a quanto è avvenuto. Mus– solini poteva essere inquieto per il pericolo che qualcuno fra gli esecutori lh . d . " " avesse commesso qua c e 1mpru enza, o s1 mettesse a cantare, come era successo nell'affare Matteotti. Anche dopo lo scoppio delle bombe a Parigi, nell'estate del 1937, Mussolini era preoccupato che la polizia francese fosse sulle tracce degli autori; ma quella preoccupazione non voleva dire che l'autore degli attentati, Métenier, avesse lavorato ad insaputa di Mussolini. Messosi per la via delle "deduzioni," l'Emanuele avrebbe dovuto dalla "conoscenza del servizio dedurre anche che Pariani, sottosegretario alla Guer- 622 BiblotecaGino Bianco

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