Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

L'assassinio dei Rosse/li di bombe, operazioni piu che legittime perché "hanno per premessa il ser– vizio della Patria e dello Stato" (n. 1). Ma quando l'uomo viene a raccontare di avere eseguito ordini del Pariani e dell' Angioy, e a dire che "immagi– na" che Mussolini sia stato tenuto al corrente da Pariani, Ciano e Anfuso condannano quel "volgarissimo delitto" (n. 10). E allora Emanuele, diso– rientato e turbato della loro condanna (n. 11), cerca di propiziarseli rila– sciando loro una lettera nella quale li discolpa di ogni responsabilità, e ri– vendica a sé "l'onore" dell'assassinio. E loro invece di dirgli che a lettere di quel genere non ci tengono, e metterlo alla porta, trovano che quella lettera è bensi documento di cecità e aberrazione, ma anche di disinteresse, abnegazione e addirittura eroismo. E Ciano la chiude nella cassaforte, seb– bene, a dire il vero, qualcuno potrebbe pensare che quella lettera non sia stata spontanea, ma i suoi protettori l'abbiano imposta all'Emanuele perché volevano mettersi al sicuro (n. 12). Di quella lettera parla anche Emanuele (interrogatorio n. 10), e per quanto non lo dica esplicitamente, le sue parole suggeriscono l'idea che le "assicurazioni" lui le abbia date per iscritto su richiesta di Ciano e An– fuso. Anfuso, invece, ci vuol dare a bere che non Ciano e lui chiesero la lettera di discolpa, ma la dovettero accettare: e perché mai? Perché l'Emar nuele si sentiva malsicuro della promozione a generale e perciò aveva bi– sogno di essere protetto dal ministro; e per ottenere quella protezione scris– se quella lettera; e Ciano e Anfuso l'accettarono, perché se non l'avessero accettata, Emanuele sarebbe arrivato ad accusare Ciano di complicità nel delitto; anzi è da sospettare che avesse già cominciato a fare uso di siffatta manovra (n. 13). Dunque Ciano fu messo da Emanuele innanzi a un bivio: o tu accetti la lettera che scolpandoti fa nascere il sospetto che tu me l'ab– bia imposta, o io ti accuso di essere stato mio complice. E Ciano, invece di sbattere quella lettera sulla faccia di Emanuele, o distruggerla senz'altro, la giudica documento finanche di eroismo, e se la, chiude nella cassaforte. Siamo in pieno assurdo. Eppoi, come mai Ciano e Anfuso anche dopo quel delitto, se vera– mente come delitto fu da essi condannato, si tennero quell'individuo fra i piedi, e lo protessero nelle sue liti con mezzo mondo, fino a intervenire pres– so il principe di Piemonte per aiutare quel galantuomo ad ottenere la pro.– mozione a generale, nonostante le malversazioni di cui era accusato e quan– to essi sapevano di lui (nn. 14, 16, 19)? Il principe di Piemonte, che non aveva dato all'Emanuele nessun mandato di assassinio, rispose all'Anfuso in malo modo. La protezione accordata da Ciano ed Anfuso all'Emanuele, an– che dopo l'assassinio dei Rosselli, che altro dimostra se non che esisteva una societas sceleris fra i tre individui, societas sceleris non solo nell'affare Rosselli, ma in chissà quanti altri prelevamenti, attentati, esecuzioni, scoppi di bombe e generi simili? · Anfuso continuò ad assistere quell'uomo "fino al punto da apparire suo complice," non solamente perché Ciano aveva riportato una buona 621 BiblotecaGino Bianco

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