Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo ma per imporre al re la combinazione socialista-popolare. E a determinare lo sciopero contribuirono tre spinte: i socialisti turatiani, che vedevano in esso una manovra parlamentare comoda per essi; i rivoluzionari che spe– ravano ricavarne la loro rivoluzione; gli agenti provocatori della direzione delle Ferrovie, che speravano la sconfitta dei ferrovieri. Quest'ultimo grup– po ebbe ragione. E Turati dimostrò ancora una volta di essere assoluta,.. mente rammollito. A proposito di ricordi politici, mi viene in mente che alla vigilia dell'approvazione del trattato di Rapallo, venne da me A. Prato a Roma a dirmi che Sforza era assai preoccupato sull'atteggiamento che avrebbero tenuto D'Annunzio e Millo. Su D'Annunzio io non seppi che dire e pre– vedere; ma per Mille dissi che doveva intervenire il re, richiamandolo al giuramento di fedeltà. Nell'estate del 1921, poi, Sforza mi raccontò a Massa che arrivata l'ora della esecuzione del trattato dopo l'approvazione della Camera e del Senato, si discuteva in Consiglio di ministri sulla ma– niera di ottenere l'adesione di D'Annunzio e di Millo. Sforza propose di far intervenire il re personalmente su Millo. Il Consiglio accettò che si facesse la prova. Sforza subito andò dal re; gli espose il caso; gli dettò il telegramma, in cui Millo era richiamato al giuramento e invitato a ve– nire a Roma. Millo obbedf subito; e venuto dal re ... si mise a piangere come una vite tagliata. Nitti, parlando di me con Millo in casa Fortunato, nel dicembre 1921, ne parlava con disprezzo, come d'un uomo, che aveva tradito la sua ami– cizia. Sempre Sforza mi raccontava che ci fu un momento, in cui si spe– rava di indurre D'Annunzio a lasciare Fiume, mandando a parlare con lui Cagni. Cagni accettò ... a patto che gli dessero una alta onorificenza! A proposito della resistenza di D'Annunzio a Fiume, non ricordo piu chi me l'abbia detto nel 1921, ma era persona bene informata - credo Novello Papafava - che D'Annunzio aveva ottenuto da Bonomi l'assicu– razione che l'esercito non avrebbe fatto sul serio: perciò faceva il rodo– monte, proclamando che avrebbe messo il s.uo cadavere fra l'Italia e Fiu– me. Ma quando si vide arrivare la cannonata sul comando, e seppe che , Caviglia faceva sul serio, allora trovò che l'Italia non meritava la sua mor– te; e mollò, portandosi via la cassa della Reggenza del Carnaro. Il corrispondente dell'Ère nouvelle da Lausanne (6 clic. 1922) dice che nella conferenza di Lausanne si va delineando una Triplice turco-russo– italiana, dietro a cui sta la Germania. Se questa ipotesi si realizza, è la guerra alla Jugoslavia in primavera. La Tribuna di Belgrado, organo di Pasic, parla della necessità di in– vocare l'intervento della Società delle Nazioni nella vertenza italo-jugo– slava. 36 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=