Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

L'assassinio dei Rosse/li tuto ordinare a Pariani e ad Angioy di compiere un crimine di quella natura senza l'ap– provazione di Mussolini? E se Pariani e Angioy avessero chiesto, nel frattempo, degli ordini diretti a Mussolini, cosa avremmo potuto noi rispondere?,, 26) "Quale interesse avrebbe potuto avere un funzionario diplomatico, consigliere di legazione e primo segretario, quale ero allora, ad ordire una congiura internazionale per sopprimere due persone la cui esistenza gli era stata sconosciuta sino a qualche mese prima? 11 "Perché avrei dovuto fare sopprimere i Rosselli? Ordini ricevuti? Niuno: Cia– no, come ho detto, non si era mai occupato dei fratelli Rosselli; Pariani e Angioy non si sarebbero mai sognati di parlarmene, né io avevo rapporti con loro. Quale sarebbe stato allora il movente? Odio, amore di una rapida carriera? Sono domande a cui non vale la pena di rispondere. Non era ordinando un assassinio politico che avrei potuto pretendere a una promozione. E allora?" . 27) "La risposta non può darla che Emanuele: egli ha creduto che solo dimo– strando di avere eseguito degli ordini indiretti, e perciò ancora piu odiosi, di un uomo come Ciano, avrebbe potuto liberar~i della responsabilità di un delitto, del quale io, ad onta della sua accusa, continuerò a ritenerlo soltanto parzialmente responsabile, essendo ancora d'avviso che al crimine si giunse attraverso una miserabile combinazione di ri– conoscenza della mala vita dei cagoulards e l'inumano zelo professionale e carrieristico dell'Emanuele." 28) "Invece cli trovare tanti argomenti in mia difesa, sarebbe molto piu facile, per me, soprattutto ora che Ciano è scomparso, poter dire: lo ero un funzionario e come funzionario non dovevo che eseguire ordini; tutto quello che avveniva, in questa ma– teria, era regolato dal ministro, il quale dirigeva gli affari di Spagna; l'affare Rosselli rientrava in questa categoria, essendo stato Carlo Rosselli comandante di una brigata antifascista in Spagna. Data la mia qualità di funzionario, esula, evidentemente, il cui prodest in un'azione come quella dell'assassinio dei Rosselli, il cui scopo era puramente politico, e perciò d'interesse dei miei capi: Mussolini e Ciano. Io non so niente, ma se dovessi sapere qualcosa, pigliatevela con i miei superiori: io non sono che un funziona– rio. È, in fondo, la tattica adoperata da Emanuele, che ha addossato la sua responsabilità sulle spalle di tutti i superiori della terra. La mia coscienza non mi consente di seguire una simile linea di difesa. Ciano, sebbene sia morto, non ha avuto nessuna parte nel– l'uccisione dei Rosselli ! l'ha anzi, con me, condannata." 29) "Salò, marzo 1945. Ho chiesto oggi a Mussolini: 'Voi sapete come stanno le cose circa quest'affare Rosselli, di cui io dovrei essere uno dei responsabili?' Egli mi ha risposto: 'Ciano mi raccontò, a suo tempo, che questo Emanuele aveva fatto delle cose terribili. Ma non ho mai saputo che voi vi entraste.' Questo è tutto quello che mi ha ri– sposto. Né io gliene ho chiesto di piu, perché, evidentemente, o non si ricordava esatta– mente, o non avrebbe potuto o voluto dire niente di piu. Quello che è interessante è l'apprendere che Ciano gli abbia parlato, a suo tempo, di Emanuele: cosa che Ciano non mi rivelò mai." Qui finisce il memoriale Anfuso. Un'apologia controproducente L'i\.nfuso non avrebbe potuto mettere insieme una apo1ogia piu con– troproducente di questa. Mentre scriveva, non conosceva i documenti del ricorso Emanuele; e come ci fa sapere nel principio del suo memoriale, co– nosceva, della causa che si era discussa a Roma dal 29 gennaio al 12 marzo 1945, e della quale parleremo in seguito, appena quel tanto che aveva p0r– tuto captare sulla radio, o quel che ne avevano detto i giornali di Roma in 619 BiblotecaGino Bianco

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