Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo ha niente in mano per provare quello che dice.] "Nella primavera del 1937, Emanuele disse, fra l'altro, a Ciano: 'Io sono in grado di distruggere l'antifascismo in Francia! E intanto, voglio sbarazzarmi di Bonomini.' Ciano non sapeva chi fosse Bonomini, gli chie– se perché volesse sbarazzarsene. Emanuele rispose che bisognava dare una lezione all'an– tifascismo italiano in Francia." 6) "Oggi, dopo tanto tempo, è facile concludere che gli amici francesi di Emanue– le gli avevano offerto una contropartita per i servigi che egli aveva reso in Italia, invi– tandolo, di piu, a scegliersi la vittima." "Emanuele veniva a chiedere un nome a Ciano." "Allora tutto questo non poteva, certamente, presentarsi allo spirito del ministro, né al mio. Vi era, però, quel tanto di buon senso e di rispetto del prossimo che scosta da un inutile [sic] delitto." "Le aperture di Emanuele vennero, istintivamente [sic], respinte." 7) "Non riesco a ricordarmi se in quel torno di tempo egli abbia intrattenuto Cia– no su uno dei fratelli Rosselli, negli stessi termini che aveva adoperato per il Bonomini. Il nome di Carlo Rosselli, ovunque, riwrreva come quello di uno dei capi dell'antifasci– smo italiano in Francia, direttore di Giustizia e Libertà, e comandante di una brigata italiana nella Spagna repubblicana." 8) "Un giorno del giugno 1937, Ciano mi chiama nel suo ufficio e mi mostra una breve notizia da Parigi del Giornale d'Italia, nella quale era riferito l'assassinio dei fratelli Rosselli. Poi, richiamando la mia attenzione sui particolari del crimine e sulle strane dichiarazioni fatte a suo tempo dall'Emanuele sulla sua capacità di distruggere l'antifascismo in Francia, mi chiese: 'Non credi che sia stato quel pazzo?' Rispondo: 'Impossibile! Quale motivo avrebbe avuto di fare una cosa simile?' Però, non riuscii ad allontanare da me lo stesso sospetto." 9) "Emanuele venne a trovarmi dopo qualche giorno: imperturbabile. La prima domanda che gli rivolsi fu se avesse letto la notizia relativa all'assassinio dei Rosselli. Egli fece un gesto saputo e sufficiente, tanto da farmi intendere che rivendicava la pa– ternità del colpo. Evidentemente [? I] i suoi amici francesi avevano agito senza preve– nirlo o addirittura senza informarlo, al solo scopo di fargli una sorpresa gradita. Ema– nuele, forse ancora pr'vo di notizie precise e dirette, non osava vestirsi, clamorosamente, delle penne altrui." 10) "Io gli dissi, fermamente, che si trattava di un volgarissimo delitto, che cosi non si serviva nessuno." "Lo condussi da Ciano, il quale lo trattò ancora piu violente– mente di quanto io non avessi fatto, e gli chiese: 'Ma chi vi ha dato l'ordine di com– mettere una bestialità simile?' Emanuele, qui, fu esplicito: disse di avere ricevuto l'or– dine dai suoi superiori diretti: dal sottosegretario alla Guerra, generale Pariani, e dal suo capo servizio, colonnello Angioy. 'E Mussolini la sa un cosa simile?,' chiese ancora Ciano. 'Immagino che sarà stato messo al corrente dal mio sottosegretario,' fu la rispo– sta di Emanuele." 11) "Comunque, aveva cominciato a turbarsi: non per tema di essere accusato di un delitto, la cui esecuzione attribuiva al suo dovere professionale e circa la quale si sentiva forte, almeno, di ordini di massima dei suoi capi diretti, ma per il fatto di ve– dere crollare i suoi piani: di trovare cioè riprovazione là dove calcolava di incontrare consenso; ancora di piu, connivenza." 12) "Alcuni giorni dopo, egli mi consegnò una voluminosa lettera, nella quale rivendicava a se stesso l'onore di avere fatto sopprimere i Rosselli; che riteneva di aver compiuto il suo dovere di fascista; che aveva agito in base agli ordini ricevuti dai suoi superiori diretti; che un solo interesse l'aveva spinto: quello della Patria; che era pronto ad affermare e difendere i princip1 che l'avevano ispirato presso qualsiasi autorità. L'E– manuele si accusò 'senza perifrasi.' Per quanto la lettera fosse diretta a me, io la diedi a Ciano il quale fu scosso da tanta cecità, da tanto disinteresse e da tanto eroismo," e la mise nella sua cassaforte "come documento di devozione e aberrazione." Quella let– tera, secondo Anfuso, dimostrerebbe la innocenza di Ciano e sua. È vero che "Emanuele, messo di fronte alla lettera, potrà sempre obiettare che essa gli fu imposta dai suoi pro– tettori, che volevano mettersi al sicuro." 13) "Perché, sicuri come eravate della vostra innocenza, avete accettato la lettera 616 BiblotecaGino Bianco

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