Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo I mandanti del delitto L'omicidio Rosselli fu meditato da "elementi politici": Ciano-Anfuso. Ordini di quel genere partivano dal Ministero degli esteri, e per le vie ge– rarchiche erano trasportati nel campo militare. Naturalmente il generale Roatta, sia perché capo del SIM, e nel contempo coman– dante del Corpo di spedizione italiano in Spagna, non poteva esserne estraneo. Tutta la nostra attività era sempre preventivamente concordata col capo di stato maggiore dell'esercito [Pariani]. Mi consta, altres1, che il capo di stato maggiore dell'e– sercito riferiva ogni cosa a sua volta al capo di stato maggiore generale [Badoglio], e questi al ministro della Guerra, il quale infine redigeva gli appunti per Mussolini. Questi appunti venivano trasmessi in via riservatissima per via gerarchica. Tutte le sere un ufficiale veniva inviato dal Gabinetto del ministro della Guerra a Palazzo Venezia per recare gli appunti relativi alla nostra attività, ma spesso lo stesso capo del gabi– netto per la Guerra e il sottosegretario [Pariani] in persona gli recavano gli appunti. Ecco, dunque, tirati in ballo non solo Roatta, non solo Pariani, ma anche Badoglio, e anche Mussolini. Per quest'ultimo, per altro, l'Emanuele continuava a ritenere che "ec– cezionalmente" non fosse stato informato in precedenza (CoNTI, op. cit., p. 284), e questa deduzione gli era suggerita sempre dalla preoccupazione di– mostrata da Ciano ed Anfuso per quanto Mussolini avrebbe pensato alla notizia dell'assassinio avvenuto. Il "Francesco" del rapporto 3 febbraio 1937, cioè il capitano Petra– gnani, interrogato dal giudice Robine, ammise di avere appreso che il controspionaggio si occupava anche di sopprimere "persone incomode," ma aggiunse che quando fu invitato da Emanuele a sopprimere il Bo– nomini, si rifiutò, e ripeté il rifiuto anche sotto le minacce; Navale lo informò di avere organizzato l'assassinio di Rosselli "per ordini supe– riori trasmessigli dall'Emanuele," ma lui, Petragnani, ne sentf parlare solo a cose fatte {CoNTI, op. cit., pp. 285-88). La sua deposizione non aggiunge né toglie nulla a quel che ci risulta da altre fonti: ha sentito dire, è vero, che Emanuele e Navale hanno trasmesso il mandato per l'assassinio dei Rosselli, ma non sa precisamente a chi, e nulla sa sulla origine prima del mandato. Contro di lui non c'è che la chiamata di correo di Emanuele: troppo poco. È probabile che proprio lui abbia ser.– vito in Francia come collegamento fra Navale e i cagoulards. Ma non esiste certezza. Anche le sue accuse a Emanuele e Navale vanno accolte con cautela, perché possono essere state dettate da rancore per essere stato tirato in ballo. Quanto alle nuove rivelazioni dell'Emanuele, è necessario osservare che costui, nelle prime confessioni al funzionario di pubblica sicurezza che lo fermò, accusò tre sole persone: il ministro Ciano al quale fece risalire la responsabilità prima del mandato; il colonnello Angioy che glielo tra- .smise, e il Navale che provvide allei esecuzione. Negli interrogatori innan- 612 BiblotecaGino Bianco

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