Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Un esponente del fascismo 1 Ashton accetta la dottrina del Volksgeist come un assioma di per se stesso evidente. Egli è convinto che tutti i popoli abbiano una particolare ed immutabile mentalità, adatta ad un certo tipo di governo e non ad altri, che una forma di governo adatta a tutti gli· scopi non esiste, e che il tipo di governo adatto alla Germania e all'Italia sia il fascismo, mentre la democrazia conviene soltanto ai popoli anglosassoni. È perciò assurdo criticare il fascismo da un punto di vista democratico. La teoria che le forme di governo debbano esser messe in relazione con la mentalità delle varie nazioni fu formulata dal Montesquieu nel suo Esprit des Lois, in quel "materialistico" secolo decimottavo per il quale i controrivoluzionari del secolo decimonono ed i fascisti ed i criptofascisti professano un profondo disprezzo. Ma Montesquieu ebbe il buon senso di non affermare che la mentalità di un dato popolo in un dato momento è qualcosa di perenne, destinata a produrre gli stessi effetti per tutta l'eterni– tà. La storia di tutti i popoli mostra un'infinita successione di mutamenti istituzionali, sia pubblici che privati. Chiunque tentasse di definire la men– talità del popolo inglese secondo le istituzioni inglesi dei vari secoli, si troverebbe di fronte non a un popolo inglese solo, ma a tanti: gli inglesi di Cromwell, del duca di Wellington, di Gladstone. Cosa hanno in co– mune con il Volksgeist inglese della "guerra delle Rose" e quello degli ultimi dieci anni precedenti la guerra mondiale? Quando Enrico VIII sposava, una dopo l'altra, sei mogli, il Volksgeist inglese non era quello stesso che obbligò Edoardo VIII ad abdicare perché voleva sposare una signora già maritata due volte. Ma Ashton è sicuro di conoscere l'immutabile mentalità di tutti i popoli d'Europa e d'America. Li passa tutti in rivista: tedeschi, italiani, inglesi, austriaci, polacchi, jugoslavi, rumeni, greci, olandesi, belgi, ecc. Il lettore tira un respiro di sollievo quando, alla fine, in una nota a p. 269, incon– tra un popolo, il giapponese, di cui Ashton ammette che "qualsiasi opi– nione è difficile e di dubbio valore." Per quanto riguarda l'Italia, posso dire che durante un mezzo secolo dedicato allo studio della storia italiana, ho letto pochi libri che superino quello di Ashton in affermazioni discu– tibili. Ashton si assicura che in Germania e in Italia "la maggior parte della classe operaia è diventata definitivamente fascista." Ma cosa ne sa Ashton di quel che pensano in Germania ed in Italia le masse inarticolate della popolazione, come pure i nazisti ed i fascisti da cui egli trae le sue infor- 1 Da "Manchester Guardian," London-Manchester, 24 agosto 1937. Recensione a E. B. AsHTON, The Fascist: his state and his mind, New York, 1936. [N.d.C.] 583 BiblotecaGino Bianco I

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