Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo "La stampa scientifica italiana attraversa dunque un periodo di grave cns1, cns1 finanziaria e crisi morale... il disarmo culturale dei giovani è tale, che essi disdegnano la lettura non soltanto di opere scientifiche, ma degli stessi periodici specializzati delle loro discipline... Le riviste ed i giornali scientifici vedono gradualmente diminuire la loro voce e il loro prestigio." Nessuna meraviglia. La "fabbrica dell'oscurità II e della paura non può che dar luogo all'inerzia, anche nel campo delle innocenti scienze. È facile immaginare cosa stia accadendo nel campo degli studi stonCI, di quelli religiosi, della scienza politica, nella poesia, nell'arte, in quelle attività intellettuali che, a livello piu alto della costruzione di aeroplani e della radio, costituiscono la cultura del paese. Il genio, qualcuno dice, trova sempre una via e supera tutte le diffi– coltà. Ma il genio è un'eccezione. Poche eccezioni individuali non sono sufficienti ad assicurare il futuro degli intellettuali di un paese. Anche i talenti di secondo e di terzo ordine sono indispensabili, e questi si dete– riorano in un'atmosfera di ignoranza sistematicamente organizzata. Il ge– nio, sarà sempre genio, sia sotto la dittatura, sia in regime di libertà. Ma che accade degli altri? Cosa può succedere agli altri in un paese dove il manganello ha sostituito la ragione, dove il dissenso politico è proibito, la stampa è standardizzata e gli editori terrorizzati, dove l'adulazione è di stimolo e di premio e dove nella letteratura l'enfasi e la pompa hanno preso il posto della serietà e della sincerità? Il popolo italiano ha una vitalità straordinaria. Durante due secoli - dalla seconda metà del secolo XVI alla seconda metà del secolo XVIII - fu soggetto alla disastrosa pressione della controrivoluzione: eppure nel secolo XVIII cominciò a vivere una nuova vita intellettuale. Fu di nuovo schiacciato dal tallone della reazione assolutista e cattolica durante la prima metà del secolo XIX, ma riusd a liberarsene ancora. È il solo popolo del bacino Mediterraneo che abbia creato due civiltà: quella dell'Impero ro– mano e quella del Rinascimento; senz'aver esaurito la sua vitalità né con la prima né con la seconda. Non è necessario disperare del futuro degli intellettuali italiani. Venti anni di fascismo sono soltanto un fugace momento nella vita di un popolo che ha già tremila anni di storia dietro di lui. L'Italia si è sperduta, non è perduta. La parte migliore degli intellettuali italiani si sta preparando, tra le sofferenze, alla liberazione. Ma in attesa dell'alba di questo nuovo gior– no, quanto tempo viene perduto in sterili battaglie, quante personalità ven– gono soffocate, quante coscienze morali violate! Harvard University 582 BiblotecaGino Bianco

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