Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo Gronchi, a cui Mussolini fece offrire il sottosegretariato, domandò con– siglio a Donati; Donati era per il no; e Gronchi disse no a Cavazzoni. Ma Mussolini insistette: disse che voleva avere nel Ministero l'organizza– tore dei sindacati popolari perché gli era necessario per dimostrare la sua disposizione ad accettare anche la collaborazione delle leghe rosse purché abbandonassero i socialisti: dunque il secondo discorso fatto da Musso– lini alla Camera non fu una· improvvisazione, c'era probabilmente qualche pourparler con D'Aragona in questo senso. Gronchi resisteva ancora, ma la moglie si infuriò; gli minacciò... la separazione se non accettava, e cosf sali'.anche lui... la croce del potere. Fino alle ore 17, quando si conobbe il nuovo Ministero, tutti i depu– tati erano per la collaborazione con Mussolini. Conosciuta la lista, tutti i deputati, che non erano ministri, si misero a fare l'opposizione. Meda, Mauri, che nei giorni precedenti erano stati zitti e nascosti~ si fecero vivi per protestare: minacciavano [di] dimettersi, ritirarsi dalla vita pubblica, vo– levano l'opposizione. Ma a poco a poco si calmarono. Quanto ai socialisti, i piu autorevoli erano a Roma. Acerbo e Pinzi misero in giro la notizia che Mussolini prendeva nel Ministero Buozzi e Baldesi: e bastò questo a metterli nello stato di grazia. Prima che si conoscesse la lista definitiva, Buozzi diceva a Donati che "da Mussolini c'era da aspettarsi tutto"; Treves, presente al colloquio, taceva; Corsi, de– putato sardo, antico abbonato della prima Unità, diceva a Donati di avere cercato di far capire nel gruppo parlamentare che si andava incontro a un ricostituirsi sotto la bandiera fascista della vecchia oligarchia industria– le-protezionista e delle organizzazioni operaie del Nord contro il resto del paese: su questo terreno occorreva dare battaglia a Mussolini. Ma nes– suno ne ha voluto sapere. Il primo discorso Mussolini fu accolto dalla Camera glacialmente. Il testo di esso era noto ad alcuni: Don Sturzo aveva avvisato i popolari di non applaudire neanche dove parlava bene della chiesa: e fu obbedito. Finito il discorso, quando Mussolini andò al Senato, fu nei corridoi della Camera uno scoppio d'indignazione. I socialisti, i repubblicani, i sardi, i nittiani, gli orlandiani, una ventina di popolari volevano dimettersi. Al– cuni giolittiani volevano che Giolitti protestasse. Ma Giolitti rifiutò: disse che bisognava non indebolire Mussolini di fronte all'estero, e mise in moto i suoi fedeli perché calmassero gli animi. D'altra parte l'on. Farinacci - proprio lui! - andava dicendo ai socialisti che quello era stato un "discorso della platea" fatto per contentare gli squadristi; aspettassero il secondo discorso, che sarebbe stato il vero discorso per la Camera, e in esso Mussolini avrebbe messo le cose a posto. Ed ecco perché i socialisti non si dimisero. Speravano sempre di accomodarsi. Ma la mattina dopo, si vide dai giornali che il discorso Mussolin1 aveva fatto una impressione sfavorevole ovunque, e che gli stessi fascisti non osavano difenderlo. E allora la opposizione prese coraggio, e si pre- 32 BibloiecaGino Bianco

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