Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Memorie e soliloqui ecclesiastiche: i due fascisti assicurarono che stessero tranquilli, le chiese non sarebbero state neanche toccate, secondo l'ordine di servizio che era già scritto. Quindi il 25 ottobre il Vaticano pubblicò la circolare, che anco– ra una volta liberava la Santa Sede da ogni responsabilità nella politica del Partito popolare. Cavazzoni era informato in precedenza di ciò che si preparava, e sa– peva che sarebbe stato ministro: uomo mediocre, desideroso di salire. Lui, Vassallo, Raffa, Jacini, Tovini, Mattei Gentili, dopo il Congresso di Na– poli, erano per aderire al colpo di Stato, che si preparava. Don Sturzo non ebbe pressioni personali dirette dal Vaticano; ma tutti lo abbandonarono; solo Donati gli rimase accanto; Ruffo lo nascose nella sua villa fuori Porta del Popolo. La mattina della giornata critica, quando si diceva che il re aveva dato lo stato d'assedio, Don Sturzo convocò a Villa Ruffo i deputati e i consiglieri presenti a Roma. Don Sturzo e Donati erano per non accordarsi coi fascisti. Gli altri erano in parte favorevoli, in parte consigliarono di stare a vedere. I deputati piu portavoce del Vaticano e del Banco di Roma erano per la collaborazione. La sera, dopo la notizia che il re rifiutava lo stato d'assedio, e che Mussolini era oramai padrone della situazione, nuova adunanza. I favore– voli all'accordo dicevano che questo era necessario per evitare uno scate– namento di anticlericalismo, determinato dal fatto che Don Sturzo era antifascista: sapevano già gli accordi fra il Vaticano e i fascisti, e agita– vano ~no spauracchio che conoscevano inconsistente. Don Sturzo propose di dimettersi, e che i convenuti nominassero una commissione di tre per– sone con pieni poteri, Cavazzoni, Gronchi, Grosoli, i quali assumessero la responsabilità di decidere: se avessero deciso per il no, sarebbe venuto a mancare il pretesto dello scatenamento anticlericale, non essendo stato Don Sturzo a decidere; se decidevano per il sf, avrebbero assunto essi la responsabilità della decisione. Ma i tre rifiutarono. Don Sturzo non osò dimettersi, e lasciare sfasciarsi il partito, oppure lasciare gli altri padroni del terreno. La mattina dopo arrivò Mussolini; e subito chiamò Cavazzoni. Questi informava Don Sturzo delle trattative. Mussolini non prese nessun impe~ gno né sulla proporzionale, né su nessun altro terreno. Don Sturzo chiese a Cavazzoni che almeno Mussolini desse affidamenti sulla politica estera. Cavazzoni, che voleva essere ministro a tutti i costi, si limitò a domandare a Mussolini se... "voleva la guerra"; Mussolini rispose di no: e questo fu il solo suo impegno. Don Sturzo definf"la situazione con le parole: "Que– sta è la clericalizzazione del Partito; è il gentilonismo che ritorna." Mussolini aveva già spedito a Lusignoli il telegramma per offrire il Tesoro a Einaudi. Ma Cavazzoni gli fece osservare che Einaudi era Ùomo troppo rigido, mal veduto dagli industriali. Mussolini gli dette ragione, revocò il primo telegramma, e prese Tangorra. 31 BiblotecaGino Bianco

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