Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Mussolini, il Foreign Office e l'Abissinia III Senza dubbio il governo sarebbe stato lietissimo se fosse stato possibile persuadere il negus ad arrendersi a Mussolini senza far guerra. Avrebbe in tal modo potuto mantenere l'impegno del 1925 ed essere in una posizione tale da apparire all'elettorato britannico come l'angelo della pace, prendendo due piccioni con una fava. Ma il negus rifiutò di cedere. Il governo britan– n=co si trova quindi in una situazione delicata. Deve sostenere l'autorità della Società delle Nazioni, facendo contemporaneamente del suo meglio per ac– contentare Mussolini. L'uscita dall'impasse sta nel fatto che le decisioni della Soc:età delle Nazioni, per essere vincolanti, devono essere prese all'unani– mità. "La nostra responsabilità," affermava sir Samuel Hoare 1'8 luglio, "è collettiva e non individuale," e 1'11 luglio ripeteva: "Quando parlo di respon– sabilità collettiva, intendo responsabilità collettiva." L'istituto cui tocca la responsabilità collettiva è il Consiglio della Società delle Nazioni, cioè i de– legati della Gran Bretagna, Francia, Italia e Russia e di certe potenze mi– nori che, o sono vassalle di una delle grandi potenze, o hanno imparato, per esperienza, che è inutile che una piccola potenza abbia un'opinione indipen– dente. L'opinione dell'Italia è l'opinione di Mussolini. La Russia segue la Francia. Cos1 la decisione dipende dai delegati francesi ed inglesi. "Parigi ha la chiave," afferma il Daily Telegraph del 5 luglio. Dopo gli accordi franco-italiani del 1935 è improbabile che i delegati francesi facciano pro– poste sgradite a Mussolini. Perciò il principio di responsabilità collettiva, cui sir Samuel Hoare si dichiarava vincolato, vuol dire né piu né meno che Mussolini non ha nulla da temere dal Consiglio della Società delle Nazioni. Quando, nell'estate del 1925, egli occupò Corfu, il governo britannico non aspettò che si costituisse a Ginevra una "responsabilità collettiva." La flotta britannica si concentrò a Malta e Mussolini evacuò Corfu. In questo caso il Foreign Office ritenendo impegnato l'interesse britannico, ag1 di propria iniziativa, senza interpellare il Quai d'Orsay ! Nel 1935 esso invoca la dot– trina della responsabilità collettiva. Questa dottrina implica che, per uscire dall',.impasse, il Foreign Office ed il Quai d'Orsay debbono consultarsi. Ma prima che le consultazioni avessero luogo, 1'11 luglio, sir Samuel Hoare di– chiarò alla Camera dei Comuni: "Onorevoli membri, non date credito alle voci, d'altronde prive di fondamento, circa una nostra richiesta al governo francese affinché si unisca a noi in un blocco anti-italiano e circa una nostra azione di forza isolata." Queste parole dimostrano che, per quanto riguarda il Foreign Office, Mussolini può entrare in guerra quando gli pare. Il significativo commento di Lloyd George in proposito fu: "Abbiamo perduto l'ultima occasione." Il motivo addotto a giustificazione di questa repugnanza nei riguardi di un'azione di forza è che essa significherebbe la guerra. In realtà, in questo caso, la sola prospettiva che una decisione del Consiglio potesse essere spal– leggiata da una dimostrazione congiunta delle flotte francese e britannica (a 569 BiblotecaGino Bianco

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