Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

E Mussolini, il T-oreign Office e l'Abissinia reign Office, che cioè l'Abissinia avrebbe esitato a consentire la costruzione di una ferrovia del genere, perché ciò avrebbe condotto all'occupazione mi– litare e ad una specie di controllo politico. Il patto del 1925 poteva signifi– ficare soltanto che il Foreign Office stava dando mano libera a Mussolini in gran parte dell'Abissinia. Senza il consenso del governo francese il patto del 1925 non poteva di– ventare operante, perché, con un trattato del 1906, Londra, Parigi e Roma si erano autoelette protettrici dell'Abissinia, escludendo tutte le altre po– tenze, imp~gnandosi ognuna a non prendere alcuna iniziativa senza l'as– senso delle altre due. Nel 1925 il Quai d'Orsay rifiutò il suo consenso. I suc– cessivi dieci anni di politica antifrancese da parte di Mussolini sono ampia– mente motivati da questo rifiuto. Nel gennaio del 1935, la minaccia tedesca consigliò il Quai d'Orsay di riavvicinarsi a Mussolini. L'intesa raggiunta a Roma tra Laval e Mussolini è ancora avvolta nel mistero, ma un punto è chiaro: Mussolini ricevette assicurazione che non avrebbe incontrato l'op– posizione francese in caso di conflitto con il negus. Commentando questo accordo, il Times del 15 maggio affermava ipocritamente: "La Gran Bre– tagna non potrebbe opporsi al patto senza mettere a repentaglio quei su– premi interessi di pace europea che il Patto di Roma era destinato ad assi– curare." Effettivamente il Foreign Office non aveva alcuna ragione di "op– porsi" ad un patto che, eliminando l'opposizione del Quai d'Orsay alla fer.– rovia transabissina, dava via libera anche all'ambito progetto della diga sul Tana. Dopo l'accordo franco-italiano, Mussolini doveva superare soltanto un ostacolo: il non possumus del negus N eghesto. Egli si scagliò contro questo ostacolo con urla minacciose, sperando, con tale tattica, di intimorire gli abissini e sottometterli. Il primo risultato delle sue minacce fu che il 10 maggio (la data fu comunicata da Eden alla Camera dei Comuni il 9 lu– glio) il governo abissino invitò il governo britannico e quello egiziano• ad intavolare trattative per la costruzione della diga sul Tana. Il 22 maggio la stampa del Cairo annunciò che l'accordo era stato raggiunto. Parlando alla Camera dei Comuni, il 26 giugno, sir Samuel Hoare afferma che "tale con– cessione non era stata ancora garantita dal governo abissino" e che "le condizioni circa la costruzione della diga erano ancora oggetto di discus– sione." Queste parole sembrano voler significare che, come opinava il Daily Telegrap·h del 27 giugno, "l'accordo era stato in un primo tempo raggiun– to" ma "le decisioni finali erano state rinviate solo a causa della preoccu– pazione dell'imperatore per la posizione italiana e della riluttanza della Gran Bretagna a fare qualsiasi altra cosa che potesse complicare la situazione." Nel 1935 la tensione dei rapporti tra l'Abissinia e Mussolini preparò il terreno per la concessione della diga sul Tana, proprio come, nel 1926, i bellicosi discorsi di Mussolini, che sembravano diretti contro i Turchi, fecero sf che Mustafa Kemal aderisse al desiderio del Foreign Office d'incorporare nell'Iraq Mosul ed i suoi campi petroliferi. "Non v'è dubbio," chiariva il Daily Te!e- 567 20 eca Gino Bianco

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