Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo solini ha bisogno di qualche successo spettacoloso per restaurare il prest1g10 personale. Aveva promesso all'Italia non soltanto la prosperità, ma la gran– dezza. "Un partito che chiede ed impone la rinunzia alla libertà, ha lo stret– to dovere di dare al paese la grandezza," egli affermò il 22 giugno 1925. Nel 1807, otto anni dopo il 18 Brumaio, Napoleone dettava a Tilsit le sue volontà all'Europa. Nel 1861, nove anni dopo aver formato il suo primo gabinetto, Cavour trasformò il piccolo Stato di Sardegna nello Stato nazio– nale italiano. Nel 1871, nove anni dopo esser diventato primo ministro di Prussia, Bismarck proclamava a Versailles il nuovo impero tedesco. Al tre– dicesimo anno di governo, Mussolini non ha ancora creato il suo tanto strom- _ bazzato impero. Ma quel che è peggio, dopo il gennaio del 1933, Mussolini è stato sop– piantato sulle prime pagine della stampa mondiale, dal suo antico pupillo Hitler. Profittando del fatto che Francia ed Inghilterra sono stanche di guerre, Hitler, in due brevi anni, ha stretto un patto con la Polonia, ha abbandonato la Società delle Nazioni, sbattendosi la porta alle spalle, ha fatto a pezzi le clausole del trattato di Versailles sul disarmo, minaccia l'Austria, la Ceco– slovacchia e la Russia, ha sfidato la Francia e l'Inghilterra e ha stretto un patto navale con quest'ultima. Per non scoraggiarsi, Mussolini imita oggi la politica tedesca di bluff e di ricatto. Un Mussolini, un Hitler, non possono d'altronde fare altro che la guerra ed avere il coraggio di non rimandare troppo a lungo la loro guerra. I regimi di lunga durata possono fare un gioco di attesa. Le dittature militariste e improvvisate non si possono per– mettere di aspettare. Devono conquistare la gloria finché sono in vita. È strano che Mussolini abbia aspettato tredici anni. Perché ha aspettato tan– to? Perché fino al 1935 non si era ancora assicurato la necessaria complicità delle potenze europee. II Il primo passo verso la realizzazione del suo programma fu il patto del 1925 con sir Austen Chamberlain. Secondo questo patto, il governo ita– liano doveva appoggiare il governo britannico, garantendogli da parte del negus la concessione per una diga sul lago Tana e per una autostrada di raccordo tra il lago ed il Sudan. In compenso, il governo inglese si impe– gnava ad appoggiare il governo italiano onde fargli ottenere la concessione della ferrovia transabissina, e riconosceva l'Abissinia occidentale ed il ter– ritorio che avrebbe dovuto essere attraversato dalla ferrovia come zona d'in– fluenza economica italiana. Se uno solo dei due governi avesse dovuto otte– nere la concessione desiderata, il governo favorito non avrebbe dovuto "di:– minuire i suoi sinceri sforzi per assicurare analoga soddisfazione all'altro . ,, governo mteressato. Questo progetto, in apparenza economico, aveva un sinistro significato politico. Certo, non poteva esser passato inosservato l'avvertimento del Fo- 566 BiblotecaGino Bianco

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