Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Mussolir,i, il Fo1·eign Office e l'Abissinia no l'uomo libero dallo schiavo. Oggi si dice in Italia: "Mussolini deve di– fendersi contro il pericolo che il negus invada l'Italia per liberare gli schiavi italiani." Il comando delle truppe italiane in Somalia è stato affidato al famoso generale Graziani, la cui spietata "pacificazione" della Cirenaica provocò contro l'Italia l'ostilità sia degli indigeni dell'Africa, sia dei mu– sulmani del Medio Oriente. Nessuna guerra coloniale è stata mai preparata con metodi meglio calcolati per spingere gli indigeni ad una disperata resi– stenza. Nonostante tutto quello che i corrispondenti stranieri possono scrivere ai loro giornali circa scene di entusiasmo militare, tutte le voci italiane at– tendibili ed imparziali concordano nell'affermare che la guerra è profonda– mente impopolare presso tutte le classi sociali. Il discorso di Mussolini del- 1'8 luglio che proclamava: "La nostra decisione è irrevocabile; non è possi– bile tornare indietro; siamo risoluti a proseguire la guerra ad oltranza" non fu pubblicato dalla stampa italiana perché, secondo il corrispondente del Daily Telegraph, Mussolini "non voleva allarmare inutilmente la popola– zione prima del sopraggiungere del momento dell'azione decisiva." La stam– pa italiana fu autorizzata a pubblicare questo discorso soltanto un mese dopo, il 3 agosto, ed esso apparve mutilato delle parole: "la nostra decisione è irrevocabile, non è possibile tornare indietro." Ed è significativo il fatto che, tra il settembre 1934 ed il maggio 1935, il Tribunale speciale italiano per la difesa dello Stato abbia condannato 348 persone ad un numero complessivo di 1167 anni di prigione pçr attività ostili al regime. In luglio è stata istituita in Eritrea una sezione del Tribu– nale speciale. Dato che i soldati vengono giudicati dalle corti militari, è chiaro che il tribunale ha a che fare con i civili, vale a dire con i lavoratori importati dall'Italia per la costruzione di strade e per altri servizi delle re– trovie. Le cause dell'avventura di Abissinia sono da ricercare non già nella na– tura aggressiva del popolo italiano, ma altrove. Dopo tredici anni di gover– no, Mussolini ha perso molto della sua popolarità anche tra i suoi vecchi se– guaci. Il suo prestigio cominciò a declinare alla fine del 1926 in seguito alla crisi economica provocata dalla rivalutazione artificiale della lira. Questa ha perso costantemente di valore durante gli ultimi sei anni della depressione mondiale abbattutasi pesantemente su un'Italia già indebolita da tre anni di crisi interna. Mussolini ha se~pre affermato che soltanto una dittatura è in grado di dare la prosperità all'Italia. "Se," ha detto il 25 ottobre 1921, "ci saranno lasciati a disposizione cinque o dieci anni, l'Italia sarà ricca, felice e fiorente." Dieci anni sono arrivati e trascorsi, e la prosperità è lontana come sem– pre. "Non ci si deve aspettare miracoli," dichiarò "l'invitto ed invincibile duce" il 10 novembre 1934. Gli italiani si chiedono cosa vi sia di buono in una dittatura che non riesçe a risolvere le sue difficoltà piu facilmente di qualsiasi democrazia. Mus- 565 BiblotecaGino Bianco

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