Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo giornali del mondo. Fin da quando è salito al potere, egli ha periodica– mente minacciato la guerra a destra e a manca. Dopo avere, per anni, corteg– giato la pubblica opinione britannica con un generoso dispendio di "pro– paganda," ora, nel momento in cui piu che mai gli sarebbe necessario averla alleata nella avventura d'Abissinia, la disprezza come un "ridicolo fantoc– cio." Se il problema che gli sta a cuore fosse il problema della sovrappo– polazione italiana egli nel 1927, quando la Francia ed il Sud America offri– rono ancora uno sbocco alle maestranze italiane, non avrebbe impedito l'e– migrazione. Non avrebbe ordinato al popolo italiano di crescere e moltipli– carsi e di prepararsi all'espansione imperiale, annunciando contemporanea– mente al resto del mondo che una "esplosione" era sul punto di diventare inevitabile a causa dell'aumento della popolazione. Metà dell'Abissinia, che egli invoca come la terra promessa per la ma.– nodo pera italiana, è un arido deserto. L'altra metà non è terra vergine, ma è abitata da dieci milioni di indigeni. Per far posto alle maestranze italiane questa popolazione indigena dovrebbe essere parzialmente o totalmente di– strutta. Altrimenti, per una piu intensa coltura del suolo, sarebbe necessa– rio un vasto dispendio di capitali che, ove esistessero, potrebbero essere im– piegati con molto maggior profitto in patria. I paesi tropicali non si addì– cono alla manodopera italiana. Prova ne è che questa si è sempre tenuta alla larga sia dell'altipiano di Asmara, per quarant'anni sotto il controllo ita– liano, sia dalle ex colonie tedesche che, per il trattato di pace, sono state aperte agli immigranti di tutti i paesi. Mussolini non cerca in Abissinia la soluzione del problema della sovrappopolazione italiana, bens1 il prestigio politico ed il successo militare. Egli dice di voler costruire una ferrovia che, attraverso l'Abissinia, colleghi l'Eritrea e la Somalia italiana. Una ferrovia del genere sarebbe tre volte piu lunga dell'Italia e attraverserebbe pianure deserte e paesi montagnosi, questi ultimi di natura vulcanica, cioè rocce friabili e traditrici. In un paese sottosviluppato, la costruzione e la manu– tenzione della ferrovia assorbirebbe somme favolose. Egli propone questo ca– polavoro di sperpero e di follia in un momento in cui le ferrovie di tutto il mondo lottano contro la vittoriosa concorrenza delle autostrade e delle aviolinee. Mussolini giustifica il suo atteggiamento ostile all'Abissinia col motivo che questa è un paese "barbaro," in cui esiste la schiavitu. Ma questo ar– gomento fu già da lui scartato nel 1923 quando, assieme alla Francia, egli si fece promotore dell'entrata dell'Abissinia nella Società delle Nazioni e quando, nel 1928, firmò col negus un trattato di pace, amicizia ed arbitrag– gio, conferendogli l'ordine dell'Annunziata e creandolo cugino del re d'Ita– lia. Soltanto nel gennaio del 1935, dopo la visita di Laval a Roma, ha sco– perto che l'Abissinia è un paese barbaro e schiavistico. Propone di liberare gli schiavi abissini dopo aver privato gli italiani d'Italia, gli austriaci del Sud-Tirolo, gli slavi della Venezia Giulia e i greci del Dodecaneso, non solo delle libertà politiche ma anche di quei diritti personali che distinguo- 564 BiblotecaGino Bianco

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