Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Il prossimo atto della commedia cese non è disposto a seguirci: / e suis tombé par terre, la faute est à Vol– taire. Ad ogni buon conto, il governo francese, prima di rifiutare il suo con– corso a quelle iniziative che il governo francese intendeva di non assume– re, doveva essere consultato su quelle iniziative. Sir Samuel nel discorso dell'l 1 luglio si dette cura di far sapere che nelle consultazioni il governo inglese non avrebbe fatto nessuna proposta che potesse dispiacere a Musso– lini, anche indipendentemente dal fatto che il governo francese avrebbe re– spinta una proposta di quel genere. "Sono senza fondamento," egli dichia– rò, "i rumori che noi abbiamo domandato al governo francese di associar– si a noi in un blocco dell'Italia e che noi stessi ci prepariamo a una qual– siasi forma isolata di pressione." Fra il Foreign Office e il Quai d'Orsay, dunque, avrebbero discusso solamente su qualche buon consiglio da dare a Mussolini. Lloyd George commentò quelle parole di sir Samuel osservan– do che oramai nulla avrebbe impedito a Mussolini di partire in guerra: "l' 1 . ' · " u t1ma speranza e svamta. Sir Samuel aveva una ragione buona per giustificare la sua ripugnan– za da qualunque forma di pressione. Pressicne vuol dire minaccia di guer– ra, e vuol dire guerra se la minaccia incontra resistenza. Chi vuole la pace non deve volere la guerra. I pacifisti inglesi erano afferrati e paralizzati nella rete del pacifismo. Ma la ragione vera era un'altra. Se i due governi di Londra e di Parigi fossero stati d'accordo per imporre la pace, Musso– lini non avrebbe osato sfidarli entrambi, anche senza tener conto dell'at– teggiamento che avrebbero preso gli Stati Uniti in conformità del patto Kellogg. Dunque non c'era nessun pericolo che la pressione producesse una guerra. La ragione vera era che né il governo inglese né il governo fran– cese volevano esercitare alcuna pressione su Mussolini, essendo il primo le– gato dagli accordi del dicembre 1925, e il secondo dagli accordi del gen– naio 1935. Parlando a Southampton il 27 luglio, un ministro inglese, lord Lon– donderry, scopd che la Società delle Nazioni "esiste per regolare pacifica– mente le dispute internazionali, non per abolire la guerra per mezzo della guerra." Se queste parole hanno un senso, esse significano che la Società delle Nazioni esiste per mantenere la pace fra quelli che vogliono la pace, non per vietare la guerra a chi vuole fare la guerra. Non appena qualcuno si fa avanti, deliberato a voler la guerra, e forte abbastanza per farla, po– tendo fare assegnamento sulla connivenza di una e piu fra le grandi poten– ze, la Società delle Nazioni si nasconde sotto al t~volo e non fa piu parla– re di sé; il patto della Società delle Nazioni, il patto Kellogg, tutti i trattati di arbitrato diventano "pezzi di carta." La crisi italo-abissina ha questa importanza nella storia dell'Europa: essa ha obbligato il governo inglese e il governo francese, che finora face– vano gli spasimanti per la Società delle Nazioni, a dichiarare che la So- 561 BiblotecaGino Bianco

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