Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

La realtà dello Stato corporativo lavoro dal vecchio Consiglio superiore del lavoro, ben altrimenti rappre– sentativo, e dai Consigli dell'economia che esistono negli altri paesi? Nulla. Chi in Italia si accorge della sua esistenza? Nessuno. Per trar– lo dall'oblio Mussolini si propone ora di fonderlo con la Camera corpo– rativa che verrà nominata in marzo. Saggia decisione. Non ha senso tenere in piedi una Camera di 400 dirigenti sindacali e un Consiglio composto di altri 200 dirigenti sindacali, quando cosi i 400 che i 200 sono nominati dalla stessa autorità e ricevono da essa tutti i loro poteri. Meglio fondere, unificare, sotto il segno della rivoluzione, dando a bere al mondo che il fascismo ha creato gli organi di una nuova economia. Un'ottima piattaforma per il plebiscito.. prossimo. Nel 1929 la Conciliazione tra Stato e Chiesa; nel 1934 la Concilia– zione tra capitale e lavoro, la Corporazione, la Costituente corporativa. Si può essere piu rivoluzionari? Passiamo al sindacalismo fascista, burocrazia gigantesca senza anima, senza autonomia, senza legami vivi con la massa operaia. È bene ricordare che i sindacati fascisti per imporsi non dovettero solo distruggere material– mente i sindacati rossi e bianchi. Dovettero: a) abolire nel 1925 le Com.– missioni Interne di fabbrica che essendo elettive risultavano composte solo di "sovversivi"; b) vietare agli industriali col Patto di Palazzo Vidoni di strin– gere contratti collettivi con le superstiti organizzazioni libere; c) rendere ob.– bligatoria in fatto l'appartenenza alle loro associazioni e obbligatorio in diritto il pagamento delle quote sindacali. La legge del 3 aprile organiz– zava appunto il loro monopolio; d) difendersi con le leggi eccezionali e condanne enormi da ogni concorrenza, da ogni critica, da ogni minac– cia. Tutte le associazioni libere vennero sciolte, lo sciopero vietato. Al grup– po Rigola, il gruppo-alibi, fu concessa una rivistina nostalgica e timida che non caverà mai un ragno dal buco. Interrogate in privato qualunque sindacalista fascista sulla serietà, la forza reale dell'organizzazione. Chiedetegli se crede che il sindacalismo fa– scista reggerebbe qualora l'appartenenza al sindacato fosse libera o fossero ammessi sindacati liberi o i dirigenti fossero designati per scrutinio diretto e segreto. Sentirete la risposta. Da quando il sindacalismo fascista esiste, esso non ha mai ingaggiato una battaglia seria in difesa degli operai. Ha sempre disciplinatamente obbedito. Ha sempre disciplinatamente accettato le ridu– zioni salariali. Di tanto in tanto si organizza una commedia di fronte alla magistratura del lavoro che salomonicamente decide; di tanto in tanto qual– che organizzatore scalpita, e lo si elimina brutalmente; ma nell'insieme il cor– po dei funzionari sindacali obbedisce, subordina la funzione alla greppia. Basti dire che esso accetta senza fiatare lo scandaloso sistema di assistenza ai disoccupati. Esageriamo? Mussolini, nella relazione al Senato, ha inconsapevolm_en– te bollato col ferro rosso il sindacalismo fascista. Perché, si domanda Musso– lini, la legge del 3 aprile non ha dato i risultati che se ne attendevano? Per– ché "il sindacato, l'associazione elementare, quella che deve vivere a con- 545 BiblotecaGino Bianco

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