Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo e diceva chiare le sue intenzioni. "Il capitalismo," proclamava in Senato nel 1926, "ha dinanzi a sé alcuni secoli di esistenza, tanto è vero che là dove lo si era abolito, anche fisicamente, là ritorna." Sopravvenuta la crisi Mussolini, vecchia volpe, dà a credere nel di– scorso rumoroso del 14 novembre di essere diventato anticapitalista. In real– tà il suo pensiero non è mutato. Si tratta di un volgare diversivo demago– gico, di polvere negli occhi. Una attenta analisi del discorso lo rivela. 2 Ma intanto i gonzi abboccano e si crea un'atmosfera di aspettativa benevola. Per il dittatore che vive alla giornata sono alcune giornate guadagnate. Andiamo avanti. Nel 1927 il regime promulga la Carta del Lavoro. Altro momento solenne. La Carta del Lavoro era la Carta dei Produttori, la Carta della rivoluzione fascista che seppelliva l'ormai vetusta Carta dei di– ritti dell'Uomo. Essa è "l'apporto originale della rivoluzione fascista all'evoluzione sto- . d 11' . ' " ·1 1 ' " . 1 " 1 " . . " nca e umamta, 1 suo va ore e umversa e, crea a nuova smtes1 su,- peratrice ecc. ecc. Anche la Carta del Lavoro è sparita. Non se ne parla quasi piu, salvo nei testi di Stato per le scuole che essendo di vecchia redazione continuano a esaltarla. Il pietoso incarico di liquidarla fu affidato a Ugo Spirito che se la cavò brillantemente in due saggi lodati da Mussolini. La Carta del La– voro, dice Spirito, è superata, è un residuo della vecchia ideologia, un pa– sticcio di socialismo, capitalismo di Stato e liberalismo. La vera sintesi nasce ora, con la corporazione. 1930: creazione del Consiglio nazionale delle Corporazioni. Titoli su sette colonne, interviste, libri, proclami ecc. Inaugurandolo Mussolini lo de– finiva "lo stato maggiore dell'economia italiana." Altro fiasco, altro nulla. Il Consiglio nazionale ha esercitato una mo– destissima attività consultiva. Ha regolato i problemi della conserva di po– modoro, dei vini tipici e di altre bazzecole del genere; se ha condotto qual– che discussione su temi piu importanti, non è mai arrivato a una conclusio– ne. Tipico il caso della discussione sulle 40 ore di lavoro, caduta nel nulla, perché la riforma "può solo adottarsi su scala internazionale" (quando si tratta di riforme veramente innovatrici il fascismo diventa internazionali– sta). Che cosa di piu e di diverso fa e ha fatto il Consiglio nazionale del 2 Fin dall'inizio Mussolini si preoccupa di rassicurare la borghesia affinché non prenda sul serio le sue sparate anticapitalistiche. "Non bisogna far una confusione tra capitalismo e borghesia. La borghesia è un'altra cosa. La borghesia è come un modo di essere che può essere grande e piccolo, eroico e filisteo." Il capitalismo è invece "un modo di produzione di massa, per un consumo di massa, finanziato in massa." Da buon neo-gentiliano, Mussolini intenta il processo alla categoria astratta "capitalismo" e non a quei personaggi concreti che sono i capitalisti. Nel corso del discorso butta poi a mare la sua definizione del capitalismo e se la prende col liberismo economico. Ma si avviluppa in una contraddizione: da un lato afferma che il ca– pitalismo ultima fase (produzione di mas&a ... ) coincide in tutti i paesi con l'abbandono del li– berismo economico. Dall'altro, lo dichiara superato perché è superato il liberismo economico che esso stesso ha sotterrato. Tutto il discorso, apparentemente brillante, non resiste alla piu modesta analisi critica e rivela l'improvvisazione e l'intento demagogico. 544 BiblG1.c;vd '3ino Bianco

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