Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

La realtà dello Stato corporativo parodia di elezione) e nominava al loro posto altri quindici messeri, per la piu parte conservatori di tre cotte - nessun operaio - dei quali il De Ca– pitani d'Arzago, rimbecillito consorte lombardo, e Alberto Pirelli, grande industriale, sono i piu illustri esponenti. Risum teneatis! De Capitani d'Arzago e Alberto Pirelli incaricati di ri– voluzionare le basi sociali, i rapporti di proprietà in Italia! Bisogna appunto essere dei malati di filomussolinismo o trovarsi in quello stato di delirio o di disperazione che dà alle volte la fame, per prendere sul serio la corporazione. La corporazione lascerà le cose esattamente al punto di prima. I padro– ni resteranno padroni e i servi, servi. I salari non risalir::anno; anzi la pros– sima battaglia per l'esportazione imporrà nuove patriottiche falcidie. Tutte le categorie dell'economia borghese restano immutate: profitto, interesse, sa– lario, accumulazione privata ecc.; come immutate restano le categorie della politica fascista: dittatura personale, onnipotenza poliziesca, soppressione di tutte le autonomie. Ci si limiterà a ribenedirle con l'aspersorio corporativo, a ridar loro una nuova verginità, un sembiante di sanzione morale. Il profitto diventerà il salario corporativo dell'imprenditore; l'interesse il salario cor– porativo del capitalista. Ma ... e la fame, la disoccupazione, la crisi, la pri– gione? Ah qui vi vogliamo, corporativisti: avremo finalmente anche una fame, una disoccupazione, una crisi, una prigione corporative. La corporazio– ne "integrale" comporterà responsabilità "integrali." Perciò plaudiamo alla nascista della corporazione, allo sgominamento della vescica corporativa. Benvenuta sia la corporazione in carne, ossa e timbri. Gli italiani e sopratutto quella scarna pattuglia idealista giovane che il fascismo ha sin qui turlupinato apriranno finalmente gli occhi. Questa la corporazione? Questa la rivoluzione? Abbasso. La biscia morderà il ciarlatano. Questo atteggiamento di totale sfiducia non ci è dettato solo da una condanna generale del regime, dell'uomo che lo incarna, delle forze che lo sorreggono. Discende dalla mille volte constatata millanteria fascista, dalla storia del sindacalismo fascista, dalla politica economica del regime e da una obbiezione d'ordine, diremo cosf, istituzionale. Innanzitutto osserviamo che lo Stato corporativo che si annuncia na– scere oggi fu già messo al mondo almeno tre volte e tutte e tre le volte si dovette riconoscere che si trattava di un feto. Prima nascita: legge 3 aprile 1926. I giovanissimi non ricordano - ma la scorsa di un giornale del tempo li farà avvertiti - che anche allora si parlò della legge come di un fatto storico rivoluzionatore. Il 19 maggio 1926 Mussolini dichiarava: "L'ordinamento corporativo dello Stato è un fatto compiuto. Lo Stato demoliberale fu." La legge del 3 aprile, dovuta a quell'anima nera ma sottile di Rocco, era in realtà tratta di pianta dal vecchio programma nazionalista clericale del 1914. Non essendoci allora la crisi economica Mussolini bluffava meno 543 •siblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=