Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo Siamo molto soddisfatti, sinceramente. Era tempo che la corporazione, tenuta in sospeso nel cervello divinatore di Mussolini come una pratica ine;– vasa nel cassetto di un Ministero, fosse varata. Uno Stato corporativo senza corporazioni rischiava alla lunga di cadere nel ridicolo. I turisti stranieri che terminata la visita ai musei si mettevano alla ricerca della corporazione re– stavano alquanto interdetti constatando che ancora non esisteva o scoprendo che per una involontaria ironia burocratica l'unica corporazione funzionante era quella dello... spettacolo. Spettacolo davvero umiliante. Finalmente l'idea si ricongiunge col fatto. La rivoluzione "avanza." Nasce la corporazione. E nasce con fracasso enorme di rotative e di battima– ni, dopo un discorso "sensazionale 11 di Mussolini, una relazione non meno sensazionale al Senato e una propaganda monstre che pare abbia fatto perfi– no sorgere speranze di lavoro e di pane nel cuore di certe folle disoccupate. Mussolini vuole socializzare la produzione! Mussolini è sempre socialista in fondo all'animo! Cosf fosse, o ingenuo disoccupato italico; cosf volessero i fati della quarta Italia che il fascismo arrivato al potere col denaro degli agrari e degli industriali e col programma liberista Mussolini-De Stefani-Rocca, che il fa– scismo dopo aver distrutto col ferro e col fuoco le libertà e i beni dei lavo– ratori e aver servito undici anni gli interessi conservatori, rovesciasse le parti nel giuoco e incamerasse nella corporazione le terre degli agrari e le fabbri– che degli industriali. Cosf fosse. Non sarebbe certo socialismo, non sarebbe certo libertà - ché né l'uno né l'altra possono scendere dall'alto per volontà dispotica di un uomo -; ma sarebbe una di quelle esemplari riparazioni che il generoso cuo– re del popolo ama sognare. Ma cosf non sarà, cosi non è. Basta leggere le relazioni ufficiali, scorrere gli articoli della nuova legge, per scoprire la truffa e la beffa. La corporazio– ne è semplicemente un nuovo macchinoso organo burocratico, senza alcuna autonomia, senza alcun nesso reale con la vita, dotato di limitatissime compe– tenze effettive, impotente a mutare in nulla di essenziale la struttura sociale del paese, a spostare i reali rapporti tra le classi, a dare pane, lavoro, dignità nel lavoro a chi pane, lavoro e dignità nel lavoro non ha. Chi istituisce le corporazioni? Il capo del governo. Chi ne nomina i di– rigenti? Il capo del governo. Chi le convoca? Il capo del governo. Chi può renderne valide le deliberazioni? Il capo del governo. Ci vuole la faccia di Mussolini per parlare di "autodisciplina organica della produzione," per scrivere che "la direzione della produzione non viene imposta dall'alto, ma dalla corporazione, cioè dalle categorie stesse." Come se non si sapesse che le "categorie stesse" - intendiamo riferirci a quelle operaie - non godono della minima autonomia, non hanno capi eletti, non hanno vita libera; come se il primo atto concreto di nascita delle corporazioni non fosse stato un de– creto che licenziava di botto i dirigenti delle Confederazioni sindacali (i Raz– za, i Cianetti, i De Marsanich di cui si era organizzata l'anno scorso una 542 Biblotecal:jinoBianco

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