Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti suÌ /ascis-mo dei diritti dell'uomo e del cittadino" della Rivoluzione francese. La dichia– razione fascista non è altro, in realtà, che una collezione astratta di formule le quali o non hanno nessun significato giuridico, o possono essere inter– pretate e applicate in mille diverse maniere, o sono smentite dal funzio– namento giornaliero delle istituzioni fasciste. Par esempio, il paragrafo II della Carta del Lavoro afferma che il "lavoro è un dovere sociale"; ma nes– suna legge fascista ha obbligato finora le principesse romane a guadagnarsi la vita altrimenti che giocando al "bridge" e andando a caccia della volpe; e quel milione e duecentomila disoccupati, che le statistiche ufficiali hanno denunciato nell'inverno del 1932, non ha potuto in nessun modo com– piere quel "dovere sociale" per quanta volontà avessero di adempierlo. An– che S. Paolo disse che "chi non lavora non deve mangiare." Quel precetto morale non accompagnato da nessuna sanzione che lo trasformi in obbliga– zione giuridica, ha consolato in 1900 anni molte anime, ma non ha affaticato mai i muscoli di nessun milionario. Finora anche il precetto fascista è ri– masto sospeso in aria come gli angeli e i passerotti. Il paragrafo IX insegna che "lo Stato interviene nella produzione eco– nomica soltanto nei casi in cui l'iniziativa privata manca o è insufficiente, o quando lo richieda l'interesse politico deHo Stato." Nessuno, neanche i piu intransigenti sostenitori della politica del laissez fa,ire, rifiuterebbe questa for– mula, salvo a negare caso per caso che la iniziativa privata manchi o sia in– sufficiente o che gli interessi politici dello Stato siano realmente coinvolti; e anche un comunista potrebbe servirsi della stessa formula per sottoporre al controllo governativo tutta b vita economica del paese, sostenendo sem– pre, caso per caso, che la iniziativa privata e che gli interessi politici della comunità esigono la socializzazione. Il primo comma del paragrafo III proclama che "l'organizzazione è illi– mitata." Ma soltanto le organizzazioni legalmente riconosciute dallo Stato e soggette al suo controllo, hanno il diritto legale di rappresentare l'intera cate– goria di datori di lavoro o lavoratori per i quali esse sono state formate. Di fatto nessuna organizzazione può esistere eccettuate le riconosciute organiz,.. zazioni fasciste. La formula che "l'organizzazione è illimitata" permette ai rappresentanti italiani nel B. I. T. di Ginevra, di affermare che il regime fascista rispetta la libertà di organizzazione operaia conformemente all'art. 427 del Trattato di Versailles. Il paragrafo VI afferma che è compito delle organizzazioni legalmente riconosciute "di assicurare l'eguaglianza legale tra i datori di lavoro e i la– voratori"; e il paragrafo XII annuncia che "l'azione delle organizzazioni, l'opera conciliatoria degli organi corporativi, le decisioni del tribunale del lavoro, garantiscono che i salari corrispondano alle normali necessità della vita, alla capacità di produzione, al rendimento del lavoro"; le 180.000 donne che lavorano nelle risaie possono testimoniare come questo principio è pra– ticamente applicato. Il secondo comma di questo paragrafo XII, dice: "La fissazione delle paghe è soggetta non a regolamenti generali ma è affidata alle 538 BiblotecaGino Bianco

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