Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Capitale e lavoro ne!Ntalia fascista calismo fascista," anche il "mito" dello "Stato corporativo": la piu grande mistificazione del secolo ventesimo. In una intervista pubblicata dal Paris-Midi' dell'8 febbraio 1928, Mus– solini stabiliva la superiorità dello "Stato corporativo" sullo "Stato demo– cratico" in questo modo: Le democrazie sono rose da una terribile malattia, dall'assenza di mutua compren– sione. Da una parte sta il capitalismo, trincerato dietro la sua torre merlata; dall'altra sta il lavoro organizzato e armato dalla doppia forza del socialismo e del sindacalismo, schierato nella pianura e sempre pronto a dare l'assalto alla torre dominante. Tra i due campi, sotto una fragile, futile tenda, sta lo Stato borghese eternamente deliberante, rice– vente colpi dai due lati, e mai capace di esercitare neppure la parte dell'arbitro disinte– ressato. Quanto a me, faccio discendere tutti al piano e proclamo (con la mia milizia alla destra e i miei giudici alla mia sinistra) che d'ora in poi capitale e lavoro debbono avere eguali diritti e doveri, come fratelli nella famiglia fascista. Lo Stato è la piu alta espressione di tutti gli elementi attivi della nazione. Esso giudica e compone le contro– versie. La magistratura del lavoro è stata costituita a questo scopo con diritto di appel– lo.78 I conflitti sociali sono giudicati come i conflitti privati. Giustizia eguale per tutti nel campo del lavoro! Non piu scioperi, non piu adii! Sapete quale fu il tragico errMe del liberalismo? Ve lo spiega Bottai. Esso "ammise le classi lavoratrici al diritto politico senza assicurare loro la parità di contratto, l'eguaglianza cioè del diritto civile." 79 È stato, evi– dentemente, per mettere fine a questo tragico errore, che la dittatura fasci– sta ha soppresso i diritti politici in Italia; cos1 direbbe una persona che co– noscesse il reale funzionamento giornaliero della dittatura. Ma quella per– sona avrebbe torto. Il sottosegretario alle Corporazioni, Biagi, parlando al B. I. T. di Ginevra il 24 giugno 1933 ha affermato che: La parità di diritti del lavoro non è soltanto un'affermazione di alto valore mo– rale, sociale e politico, ma è una costante pratica del regime fascista... L'Italia ha attuato per prima nel mondo un sistema sindacale e corporativo che ha posto sul terreno della parità capitale e lavoro. 80 Se uno si ferma a queste parole, non può che essere preso dal piu sfre– nato entusiasmo per lo "Stato corporativo" che assicura la fraternità e l'egua– glianza di diritto fra capitale e lavoro. Disgraziatamente questa non è una realtà, ma un bluff quale neanche l'immortale Barnum, "l'imperatore delle fandonie," riusd mai ad immaginare. La stessa conclusione si raggiunge quando si osserva l'affaccendarsi quotidiano del sistema fascista intorno alla "Carta del Lavoro" che è l'insegna inalterata della nave dello "Stato cor– porativo." Quel documento, promulgato il 21 aprile 1927, in una solenne seduta del gran consiglio fascista, è presentato come la "Dichiarazione dei diritti e dei doveri del produttore,, che ridurrà all'oblio la "Dichiarazione 78 Parlando cosi al giornalista francese il dittatore dimenticava che l'art. 16 della legge 3 aprile 1926 dichiara espressamente inappellabili le decisioni della magistratura del lavoro. 79 Lo Stato corporativo, in SILLANI, Wbat is Fascism and wby? 80 "Corriere della Sera," 25 giugno 1933. 537 ·sibloteca ~ino Bianco

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