Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Capitale e lavoro nell'Italia fascista all'oratore di glorificare le "corporazioni" come gli organi t1p1c1attraverso ai quali la collaborazione trova "la sua migliore attuazione concreta e l'in– teresse superiore della produzione la sua piu sicura garanzia." Egli conclu– se augurandosi che "la idea-forza della corporazione, scaturita dal genio di Mussolini, potesse giovare al mondo sf come aveva giovato all'Italia. 1176 Insomma, Ministero delle corporazioni, Consiglio nazionale delle Cor– porazioni, ispettori corporativi, Informazioni corporative, Consigli dell'eco.– nomia corporativa, Corporazioni di categoria, hanno servito a Mussolini e ai suoi amici per fabbricare un nuovo "mito": quello dello "Stato corpora– tivo": una grande novità, un talismano infallibile che coi suoi poteri magi– ci ha risoluto il problema dei rapporti fra capitale e lavoro. Una intera bi– blioteca di discorsi, saggi e libri è stata pubblicata sullo "Stato corporativo," sull'" idea corporativa," sull"' economia corporativa," sugli "sviluppi cor– porativi," ma nessuno sente mai il dovere di spiegare in che consistano quel– le famose "corporazioni" che dovrebbero caratterizzare lo Stato corporati– vo.77Nessuno spiega che le "corporazioni" sono semplicemente organi bu– rocratici, creati dal governo, e messi agli ordini del governo, non legati da nessun vincolo di rappresentanza diretta con le masse dei datori di lavoro o dei lavoratori, prive di qualunque iniziativa e di qualunque responsabi– lità. Nessuno spiega che nel felice "Stato corporativo," il vostro lavoro - se siete un lavoratore - non è vostra proprietà: tutti - i funzionari nomi– nati dall'alto per dirigere il vostro sindacato, il Ministero delle corporazio– ni, il direttorio del partito, il capo del governo, la magistratura del lavoro, le Corporazioni - tutti, eccetto voi, hanno il diritto di concludere contrat– ti, di emettere regolamenti riguardanti la vostra paga, le vostre ore di la– voro, i vostri diritti e doveri verso il vostro padrone. Mentre uno Stato socialista sarebbe il proprietario di tutto il capitale con il fine di redimere i lavoratori dalla schiavitu del salario, lo Stato corporativo ha fatto di se stesso il padrone di tutto il lavoro, lasciando in mani private il capitale. Se voi dite francamente che i contratti di lavoro in Italia hanno ridotto i salari del 50 per cento e sono stati fatti dai funzionari del Ministero, dai 76 "Corriere della Sera," 16 luglio 1933. 11 Chi vuol convincersi che noi non facciamo una caricatura, può leggere un saggio del Bottai su Lo Stato Corporativo che è stato anche tradotto in inglese nel volume: SrLLANI, What is Fascism and why?, London, Benn, 1931. Alla fine della lettura lo "Stato corporativo" rimane ancora piu misterioso che al principio. A conchiusioni non diverse deve pervenire chi studia il libro del Bottai, Il Consiglio nazionale delle Corporazioni, Milano, Mondadori, 1932. Nella sua enciclica Quadriginta Annos ("Osservatore Romano," 22 maggio 1931) Pio XI rese a Mus– solini il servizio di parlare anche lui delle ., corporazioni" fasciste, facendo le viste di credere che fossero "formate dai rappresentanti dei lavoratori e dei padroni" e che "dirigessero e coordinassero il lavoro delle organizzazioni in tutte le questioni di comune interesse"; e ripeté, come un'opinione che potrebbe essere anche sostenuta ma che egli non sapeva se fosse giustifi– cata o no che "l'organizzazione era investita di un esagerato carattere burocratico e politico che poteva essere impiegato per particolari scopi politici invece di contribuire all'avvento di un migliorato equilibrio sociale." Poche settimane dopo i rapporti fra Pio XI e Mussolini diven– tarono ostili, e allora Pio XI scopri l'esistenza (nell'enciclica "non abbiamo bisogno") del "totalitarismo" fascista, e deplorò che l'adesione al partito o alle organizzazioni controllate dal partito fosse "per molta gente una necessità di carriera, di pena e di vita." 535 19 E,.. J,v1.eca Gino Bianco

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