Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo sentanze dei datori di lavoro e rappresentanze dei lavoratori, o ad alzata di mano, o per appello nominale, o per divisione, o scrutinio segreto. Le deliberazioni sono sempre prese su un testo compilato da un comitato di re– dazione nominato volta per volta dal presidente. Se le opinioni del Con~ siglio non sono gradite al capo del governo, questi si astiene dall'adottarle, e può anche vietare che siano pubblicate. Se le chiacchiere del Consiglio lo infastidiscono, il capo del governo può non convocarlo, e cionostante os– serva la legge, perché secondo questa è il capo del governo che decide se e quando il Consiglio debba essere convocato. Nelle discussioni che precedettero il sorgere di questa istituzione, quei fascisti che aspettano sempre l'avvento dello "Stato corporativo" domanda– rono che al nuovo Consiglio fosse conferita la facoltà non solo di dare pa– reri, ma anche di formulare regole di valore legislativò sulle questioni ec~ nemiche. Gli industriali, i proprietari di terre, i banchieri si impressionaro– no, e furono tranquilli solo quando "la presidenza del Consiglio fu affida– ta al capo del governo, e il proposto regolamento poteva sempre essere eli– minato dal capo del governo, col suo rifiuto di pubblicarlo nella Gazzetta Ufj · · l 1114 zczae. Un Consiglio superiore del lavoro esisteva in Italia prima della "mar– cia su Roma" e fu abolito dal nuovo governo. Consigli analoghi ce n'erano nel 1930 in Germania, in Francia, in Inghilterra e non sappiamo in quali altri paesi. Ma in Italia, sotto Mussolini, nulla può avvenire che non apra una nuova èra nella storia della civiltà universale. All'inaugurazione della prima sessione, il 21 aprile 1930, Mussolini dichiarò che il Consiglio sareb– be stato nell'organizzazione politico-economica del fascismo "quello che lo stato maggiore generale è nell'esercito: il cervello pensante che prepara e d . ,, coor ma. Un alto funzionario dei sindacati fascisti, De Marsanich, annunziò che "con l'insediamento del Consiglio nazionale delle Corporazioni la rivoluzi~ ne fascista iniziava la sua opera di trasformazione dell'ordinamento econo– mico italiano, realizzando la pace sociale nella giustizia sociale, attraverso la piu redditizia forma di disciplina economica." Il presidente della Confe– derazione dei sindacati dell'industria fu piu abile nei suoi commenti: si li– mitò a esprimere l'augurio che il nuovo Consiglio nazionale "attuasse una vera cooperazione di classe, mentre fino ad allora la collabotazione era sta- 74 "Times," 9 gennaio 1933. Parlando il 12 luglio 1933 alla Scuola internazionale di ~span: sione commerciale, in Roma, il sottosegretario per le corporazioni, Biagi, ebbe l'~ud~c1a . d1 sottolineare II le caratteristiche piu salienti del Consiglio nazionale delle Corporazioni, rile– vando come per sua potestà normativa nel campo dei rapporti economici, si differenzi netta– mente da tutti i consigli economici esistenti negli altri paesi, i quali altro non sono che semplici organi consultivi delle pubbliche amministrazioni presso cui sono costituiti." Finita la conferenza, un professore svizzero, il Dr. Fenigstein di Zurigo, a nome di tutti i cong!essisti stra– nieri "ringraziò vivamente il Biagi per la chiarezza con la quale aveva saputo illustrare le le grandi realizzazioni attuate dal regime fascista nel campo corporativo" (" Corriere della Sera," 16 luglio 1933). Poche settimane prima, il 10 marzo 1933, parlando alla Cam~ra aveva detto: "Gli organi corporativi che siamo venuti costituendo, fino ad oggi hanno esplicato una attività di carattere consultivo." 532 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=