Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Capitale e lavoro nell'Italia fascista Nel suo discorso del 18 dicembre 1930, Mussolini calcolò che per ef– fetto delle riduzioni avvenute nel mese precedente, i padroni agricoli ave– vano risparmiato circa 1 miliardo e 200 milioni di lire, e gli industriali da 800 milioni a 1 miliardo: nell'insieme, circa 2 miliardi. Le riduzioni dei salari agricoli avvenute nel 1927 debbono avere ammontato su per giu, alla stessa somma che nel 1930; mentre le riduzioni dei salari industriali, essendo state del 20% nel '27 e solo del1'8% nel '30, debbono essere am– montate, nel 1927 stesso, a non meno di 2 miliardi. Si aggiungano alle riduzioni generali del 1927 e 1930 le riduzioni che ebbero luogo in quegli anni alla spicciolata in tutti i settori della vita economica e in tutta Italia e che non furono certo inferiori al 20%, e si otterrà una perdita totale per le classi lavoratrici italiane, fra il 1927 e 1932, non inferiore a 8 miliardi e 500 milioni, e forse non lontana dai 10 miliardi all'anno. Per essere giusti bisogna ricordare che il "sindacalismo" fascista co– minciò a funzionare nella seconda metà del 1926, proprio nel momento in cui una severa crisi economica si iniziò in Italia a causa della rivalu– tazione della lira, e che questa ragione locale di depressione fu aggravata dalla fine del 1929 in poi dalle ripercussioni della crisi mondiale. In un periodo di depressione le paghe non possono non calare sotto ogni specie di regime, cosf dittatoriale come libero. Quando l'attuale crisi sarà superata, si potrà accertare se i funzionari dei sindacati vorranno e potranno doman– dare piu alti salari e fino a che punto "le supreme necessità della produzio– ne" li consiglieranno a ripetere per ogni specie di industria quello spetta– colo di generoso disinteresse di cui fecero le spese nel 1932 le donne che lavorano nelle risaie. Fino ad oggi una sola affermazione non dovrebbe essere lecita a nes– sun uomo onesto: quella che ha fatto nel 1930 G. K. Chesterton, e secondo la quale Mussolini, se avesse governato l'Inghilterra, avrebbe vietato nel 1926 ai padroni delle miniere di carbone di dimin~ire le paghe dei loro operai. Secondo il Chesterton, Mussolini avrebbe risoluto nel modo seguen– te il problema dei minatori inglesi: Per ogni analogia con la sua teoria e la sua pratica, Mussolini molto probabilmente avrebbe detto a proposito dello sciopero del carbone quanto segue: "Voi proprietari delle miniere continuerete a pagare ai minatori le intere paghe che essi richiedono, e se voi non lo fate, io vi toglierò le miniere. Se voi dite che le vostre aziende andranno in ro– vina, dovete prendervi questo rischio, o lasciarlo a noi per l'avvenire. Non faremo nulla per voi coi fondi governativi. Vi aiuteremo a fare le cose secondo giustizia. Ma non am– metteremo che voi opprimiate il salariato nella sua paga e aumentiate il caos della disoc– cupazione. Fate in modo, perciò, che ogni uomo delle miniere riceva l'intero pagamento che voi dite di non poter pagare, quando viene il sabato allo sportello; e ~e non lo fate, corpo di Bacco, (sic) avrete quello che vi spetta." Ecco quello che Mussolini avrebbe probabilmente detto ai nostri conservatori pa– droni delle miniere. È perché Mussolini parla cosf duramente ai datori di lavoro, che non v'è nessuna opposizione operaia al nuovo Stato fascista. 68 68 The resurrection of Rome, New York, 1930, pp. 216, 235. Mr. Chough nell'"Harvard Business Review," aprile 1932, p. 303, sa che "le paghe sono state ridotte" cos{ come il costo 527 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=