Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Capitale e lavoro nell'Italia fascista di classe." 54 "Nulla è piu desiderabile," diceva il principe di Metternich, "che la cooperazione fra l'uomo e il cavallo, ma bisogna essere l'uomo e non il cavallo." Nella cooperazione delle classi fasciste, i padroni sono fi– nora stati sempre l'uomo e i lavoratori il cavallo. Quali sono stati fino a tutto il 1932 i resultati del sistema sul salario degli operai? Il 28 marzo 1932, l'allora segretario della Confederazione dell'indu– stria e oggi sottosegretario al Ministero delle corporazioni, Biagi, scriveva nel Corriere della Sera: Tra il giugno 1927 e il dicembre 1928 le paghe degli operai scesero del 20% circa. Una ulteriore diminuzione di circa il 10% vi fu nel 1929, e nel novembre 1930 si ebbe un abbassamento generale che in alcuni casi non superò il 18 %, in qualche circostanza raggiunse il 25%. Molti altri aggiustamenti furono fatti nel 1931. Il 7 marzo 1933, un alto funzionario dei sindacati fascisti, De Mar– sanich, affermò alla Camera che "da quattro anni, in alcune migliaia di contratti di lavoro stipulati in tutti i settori della produzione i salari sono stati sistematicamente ridotti, sinb a raggiungere percentuali assai notevoli," e aggiunse: "la collaborazione di classe non può essere intesa come il sa– crificio di una classe a beneficio dell'altra." Sul giornale Il lavoro fascista, 2 giugno 1933, un altro alto funziona– rio dei sindacati fascisti, Clavenzani, affermò che le organizzazioni sin– dacali, sui salari già decurtati nel 1927, avevano accordato ai padroni, ne– gli ultimi cinque anni, le seguenti riduzioni: vetrai dal 30 al 40%; canto– nieri 40%; lanieri 27%; setaioli 38%; operai di canapifici e jutifìci 30%; metallurgici 23%; edili 30%; industria del legno 18%; aziende dell'acqua, gas, elettricità 22%; poligrafici 16%; industrie estrattive 30%; industrie dell'ammobiliamento 20%. Siccome queste informazioni sono date da au– torità fasciste non è possibile sospettare che siano state cucinate "col pre... testo di discre~itare il sindacalismo fascista." È piu probabile che esse ri– velino solamente una parte di una assai piu dura realtà. Se alle diminuzioni che hanno avuto luogo nei cinque anni, dal 1928 al giugno 1933, si aggiun– gono quelle del 1927, si deve conchiudere che gli operai industriali, fra il 1927 e il 1933, hanno perduto nell'insieme non meno del 50% del loro salario. Per quanto riguarda i lavoratori agricoli, una relazione del congresso nazionale della Confederazione dei lavoratori agricoli, asserisce nel settem- 54 Ecco un esempio di questi comunicati ufficiali degni del dottor Pangloss. Esso fu ser– vito al pubblico inglese dal "Times" 29 febbraio 1932: "Una nuov~ prova della politica di collaborazione nel campo industriale, applicata in Italia per mezzo del sistema corporativo, è l'accordo raggiunto dalle officine Fiat di Torino. Una nuova riduzione del 10% dei s_alari, che fu decisa qualche tempo fa e poi sospesa, sarà applicata da domani.'' Il presidente della Banca d'Italia, nella sua relazione del marzo 1933, scrive: "Le riduzioni salariali, contenute nei limiti imposti dalle indeclinabili necessità dell'industria, sono state accettate dagli operai con schietto spirito di collaborazione e di comprensione delle difficoltà del momento presente." ("Resto del Carlino," 31 marzo 1933.) 521 BiblotecaGino Bianco

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